La parrocchia di San Vito Martire è situata nella Commenda, quartiere nato negli anni ’50, alle spalle del nucleo storico di Brindisi .
Il progetto generale per la costruzione di una Chiesa e l’annessa relazione risalgono al 1955. Nella relazione si parla appunto della “costruzione di un nuovo ed esteso rione in località COMMENDA nella città di Brindisi” che ha fatto sorgere la necessità della edificazione di una chiesa con locali annessi per opere di religione. Il progetto prevedeva una Chiesa con una superficie coperta di mq 400, capace quindi di assorbire circa 1000 fedeli ; un asilo infantile con 8 sezioni; una sala per riunioni e conferenze ; due sale catechistiche , un’abitazione per il parroco; un’abitazione per le suore.
In altra relazione leggiamo che la costruzione della Chiesa e dei locali annessi nasceva anche dalla necessità di assorbire manodopera disoccupata. In seguito ad un ulteriore contributo del Ministero dei L.L.P.P. di £ 5.000.000 si procedette nel 1956 ad un ulteriore progetto per il completamento dei lavori di costruzione della Chiesa di San Vito.
La relazione dell’ufficio del Genio Civile di Brindisi, redatta nel 1958, aveva per oggetto l’ampliamento dei lavori di costruzione della chiesa e la edificazione di locali adibiti ad asilo nel rione Commenda . Tali opere pubbliche avevano la finalità di alleviare la disoccupazione locale , specie nel campo dell’artigianato, e quella di dare asilo ai ragazzi della strada prevenendo le eventuali devianze. Tale complesso sorgeva su un suolo di proprietà della Curia Arcivescovile di Brindisi, ubicato “nel rione Commenda ad angolo con le vie Piemonte , Lombardia , Sicilia, Calabria.” Trattandosi di opere di pubblica utilità, intese anche a perseguire fini sociali ed assistenziali , si sono potuti utilizzare contributi ministeriali ammontanti a £ 5.000.000 nel 1956 e di altri £ 3.000.000 erogati nel 1958.
La storia della parrocchia inizia, simbolicamente, il 15 maggio 1955, quando don Raffaele Rocchetta, cappellano della chiesa del Cristo, ricevette dall’Arcivescovo, Mons. Nicola Margiotta, l’incarico di sovrintendere ai lavori per la costruzione del complesso parrocchiale in un terreno donato dal Comune.
La posa della prima pietra della Chiesa avvenne il 28 Maggio 1962, al termine del Congresso Eucaristico Interdiocesano che si era svolto dal 20 al 27 Maggio, in ricorrenza del duplice giubileo sacerdotale ed episcopale di Sua Eccellenza Monsignor Nicola Margiotta.
Sua Eminenza il Cardinale Paolo Giobbe, datario di Sua Santità Giovanni XXIII, assistito dal cerimoniere pontificio Monsignor Salvatore Capoferri benedisse la pietra in cui era stata racchiusa la pergamena ricordo, firmata dal cardinale, dall’Arcivescovo, dal Prefetto dott. Pietro Tedesco, dal Sindaco avv. Vito Antonio Bruno e da altre autorità presenti.
Il rione conobbe negli anni tra il ’60 e il ’70 un notevole aumento demografico, con l’arrivo di gente proveniente dalla provincia e dal Salento e si raggiunsero circa le 30.000 unità. In questi anni avvenne la costruzione della Chiesa, con il contributo dello stato, i cantieri scuola, l’aiuto economico degli abitanti del quartiere e la partecipazione di una piccola comunità di profughi istriani che , al termine della guerra, si era rifugiata in Brindisi, domiciliandosi nelle immediate vicinanze del carcere giudiziario. A motivo della loro devozione, il capitano di marina Doldo, rappresentante di detta comunità e che curava i legami tra i Giuliani e la popolazione brindisina, chiese che la parrocchia fosse dedicata a San Vito Martire, santo protettore della città di Fiume.
La Statua di san Vito
La statua di San Vito, in seguito fu commissionata dallo scultore Giacomo Vincenzo Mussner di Ortisei, su esatta copia di quella venerata nella cattedrale di Fiume; infatti la statua che si trova in parrocchia ha, nella mano destra la palma, simbolo del martirio e nella sinistra la riproduzione della torre civica della città di Fiume.
Sempre tra gli anni ’60 e ’70 la comunità parrocchiale vide il diffondersi di gruppi di giovani ed adulti; nel 1971 furono indette le elezioni del primo Consiglio pastorale e di conseguenza, si ebbe un decentramento della vita pastorale, dalle mani del parroco a quelle dei gruppi e movimenti che si andavano costituendo.
La morte di Don Raffaele , avvenuta l’ 1 dicembre 1979, fu un trauma per la comunità; ma la maturità e la responsabilità di adulti e giovani compensò i vuoti lasciati dal parroco.
Il successore, don Giuseppe Convertini, privilegiò il recupero di una spiritualità tradizionale e profonda che coinvolgesse la popolazione del quartiere. Durante la sua pastorale fu potenziata la catechesi per i genitori dei ragazzi e dei battezzandi e furono tentati esperimenti con i ragazzi del dopo-cresima.
Fu redatto lo statuto del consiglio Pastorale Parrocchiale e si passò ad una pastorale più aperta, in cui i gruppi lavoravano in libertà e responsabilità.
Nel Dicembre 1990 a Don Giuseppe Convertini succede, don Peppino Apruzzi.
La sua azione pastorale tende a “recuperare le condizioni perché tutte le attività e le proposte abbiano un retroterra significativo; a sollecitare la disponibilità di tutti ad uscire da se stessi, superare la frammentarietà, smussare le tensioni, vincere l’individualismo o la visione di parte”.
Nel marzo del 1991 la comunità visse in periodo intenso di attività e di solidarietà con l’arrivo degli emigrati albanesi che, a migliaia, sbarcarono sulle nostre coste.Il cuore della parrocchia in quei giorni si “dilatò” , assumendo proporzioni eroiche nell’accoglienza del servizio. Le strutture parrocchiali si trasformarono in dormitori, tavole calde, servizi per la pulizia personale, luoghi per la distribuzione degli indumenti, centro di smistamento e di collocazione degli immigrati; le porte delle case si spalancarono , il contributo fu di tanti: tutto il quartiere si mobilitò. Furono giorni intensi ed esaltanti, in cui si misurò l’importanza dell’aiuto e la consapevolezza della fraternità.
Attualmente la vita della parrocchia è ricca di iniziative, sia a carattere umanitario, che spirituale; si fa in modo che ogni devozione abbia un riferimento biblio – teologico, un coinvolgimento della comunità, un’attenzione alla società.
C’è una sensibilità alle varie giornate pastorali sebbene con sfumature diverse. La vita di comunità e il coinvolgimento dei laici non si esauriscono nel costruire comunione e nel portare avanti la pastorale, ma continuano nell’ambito economico amministrativo.
Ristrutturazione

INTRODUZIONE
Nel 1998 il parroco don Peppino Apruzzi ha dato vita al progetto di ristrutturazione, già pensato dal parroco precedente – don Giuseppe Convertini – e resosi impellente a causa delle precarie condizioni di alcune strutture, e della insufficiente capienza della chiesa stessa, frequentata da un numero maggiore di fedeli.
I lavori si sono protratti per circa due anni. La struttura e i suoi interni rifatti sono davanti agli occhi di tanta gente e già ampiamente usati dalla comunità. Le motivazioni di questo grosso impegno hanno origini remote, sebbene la costruzione dei vari ambienti risalga agli anni 50/60 per l’impegno di don Raffaele Rocchetta, primo parroco.
Il quartiere Commenda è cresciuto in pochi decenni a dismisura, tanto da indurre don Giuseppe Convertini, succeduto a don Raffaele morto prematuramente , a ipotizzare un ampliamento della chiesa. A partire dal 1992, in seguito alla visita del Vescovo, il Consiglio Pastorale Parrocchiale ha riflettuto sistematicamente sulla possibilità di una ristrutturazione. Maturata la decisione, la progettazione è stata affidata allo studio dell’architetto Antonio Martello di Brindisi; approvata dai vari organismi parrocchiali e diocesani, si è dato via ai lavori affidandoli alla Cosedil di Ostuni.
Il denaro raccolto, per la quasi totalità, è frutto di tanti sacrifici dell’intera comunità parrocchiale. I criteri adottati, perché la chiesa-edificio consenta ai cristiani di costruirsi Chiesa-popolo di Dio attorno alla mensa dell’Eucaristia e della Parola, sono semplici, enumerati dalla Conferenza Episcopale Italiana. Al centro la mensa del Sacrificio, sul suo asse l’ambone e la sede del presidente, l’aula assembleare si protrae oltre i gradini e abbraccia il nuovo presbiterio. È stata costruita una cappella per l’adorazione dell’Eucaristia;la partecipazione al sacrificio eucaristico continua con la contemplazione. L’immagine dell’ “uovo” ha guidato il passaggio dalla struttura esistente alla nuova. Come il pulcino si nutre stando all’interno dell’uovo e quando i tempi sono maturi picchia al guscio per affrontare la natura circostante, così è per i cristiani: in chiesa si nutrono della Parola e dell’Eucaristia, intanto il tempio si squarcia verso il cielo ad indicare la maturazione del tempo per uscire nel mondo; esso è rappresentato dalla vetrata collocata sul fondo della chiesa in cui sono riportate immagini del nostro vivere quotidiano: mare, sole, cielo, alberi.
Ogni cosa è stata realizzata con cura, proprio come avviene nel costruire e arredare le nostre case. Tutto il quartiere può contare su un ambiente accogliente, come i battezzati possono contare sulla “casa comune” per celebrare le meraviglie del Signore, così da ricevere la grazia e il coraggio di annunziarlo e testimoniarlo nella vita quotidiana.
I particolari
LE PARETI: Nella parete sinistra, lungo tutta la navata, sono stati collocati i bassorilievi in pietra delle stazioni della Via Crucis, raggruppate secondo criterio: le fasi della condanna, quelle della passione, quelle della morte.
Sui pilastri delle pareti laterali sono poste otto croci in pietra; stanno ad indicare Cristo, pietra angolare su cui poggia tutto l’edificio; altre due sono all’interno della cappella del Santissimo.
Sulla parete destra, in prossimità del fonte battesimale, è stato affisso un trittico ligneo, pezzo unico di W. Piccolruaz (Ortisei – 1988) ; nella tavola centrale, che culmina con un triangolo, è raffigurata la Trinità: Dio Padre che sorregge il mondo, lo Spirito Santo in forma di colomba, il Figlio Gesù risorto; nelle tavole laterali due angeli oranti.
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IL PAVIMENTO: la pavimentazione, in marmo, è completamente nuova; nel passaggio centrale sono state collocate tre figure a mosaico: all’ingresso l’agnello, simbolo di Dio Figlio che ci accoglie con la sua Redenzione, al centro la colomba, simbolo di Dio Spirito che ci dona la sua grazia, ai piedi del presbiterio una mano aperta, simbolo di Dio Padre che con amore ci ha creato e con amore ci chiama – per Cristo, nello Spirito, al Padre.
PRESBITERIO: il presbiterio è ampio, a forma tondeggiante; al centro è l’altare, monoblocco di pietra leccese. Secondo le nuove norme liturgiche la mensa è quadrata – cm 125×125 e poggia su di un piedistallo rotondo poggiato su una base quadrata alta cm 19,5. Ai quattro lati dello stelo sono scolpiti segni eucaristici: una forma di pane, un grappolo d’uva, una spiga di grano, un calice. In asse con l’altare si trovano l’ambone e la sedia del celebrante. Nella parete destra del presbiterio sono stati ricavati due incavi; in uno sono riposti l’Evangelario, i Lezionari e i libri sacri; nell’altro, più piccolo, i vasetti con gli olii: per i catecumeni, per gli infermi, e il Crisma.
Fonte battesimale: adiacente al presbiterio, all’altezza dell’ambone è il fonte battesimale, composto da due parti : lo stelo e il catino. Nello stelo è abbozzata una figura umana, non ben definita; si nota un volto dall’espressione sofferente, simbolo dell’uomo non ancora rigenerato, affaticato nel travaglio dal peccato alla grazia. Ai quattro lati del catino, o lavabo, sono rappresentati gli evangelisti nella simbologia classica: angelo( Matteo) – leone (Marco) – toro ( Luca) – aquila ( Giovanni).
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CAPPELLA DEL SANTISSIMO: è di nuova costruzione, ricavata su strutture esterne: è suggestiva e raccolta. È resa luminosa da quattro grandi finestre policrome a soggetto antico e nuovo testamentario: la manna e le quaglie nel deserto – la moltiplicazione dei pani e dei pesci – .Il tabernacolo è inserito nel centro di cinque cerchi concentrici. Al centro della parete sinistra è collocata un’icona della SS. Trinità di scuola russa e richiama l’icona della SS. Trinità di Andrey Rublëv. Ai piedi è posto un leggio che sorregge la Bibbia del Giubileo.
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VETRATE: in fondo alla chiesa, come contro facciata, è stata collocata una vetrata policroma composta da due grandi riquadri che rappresentano paesaggi della nostra terra. Alla base di entrambi c’è il mare; in quella di sinistra, paesaggio diurno, emerge un albero d’olivo dal tronco contorto ed illuminato dal sole; in quello di destra, paesaggio notturno, la luna splende sul mare. In alto vola una colomba con nel becco un ramoscello d’olivo simbolo di pace.
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Alle spalle del presbiterio è la facciata divisa in due parti; nella metà di sinistra troneggia la statua lignea del Cristo risorto, l’altra metà è occupata da una vetrata policroma di pregiata fattura ad opera di F. Ioni (Siena – 1968): raffigura la storia della salvezza dell’uomo. Si può suddividere in tre parti: nel triangolo superiore è istoriata la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre; al di sotto sono riportati due momenti importanti per la storia dell’uomo: il sacrificio di Isacco a sinistra e la natività a destra. Tutta la metà inferiore della vetrata rappresenta la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e la Madonna, nel giorno di Pentecoste.
POSIZIONE DELLE FIGURE: in alto piccole, poco evidenti quelle di Adamo ed Eva; hanno la testa china come sopraffatti dalla vergogna, Eva sorregge in una mano il pomo della disobbedienza; alle loro spalle si intravede un angelo con la spada fiammeggiante.
Più grandi quelle della seconda parte. Abramo ha in mano il coltello per il sacrificio, Isacco le braccia abbandonate lungo il corpo in atto di supplica; la scena della natività ci mostra la Vergine Maria inginocchiata a mani giunte, san Giuseppe alle sue spalle, entrambi in posizione frontale; il bambino è in posizione supina sulla paglia, con le braccia alzate verso il cielo.
Al centro della vetrata, in evidenza, la colomba, segno dello Spirito Santo, da cui si dipartono raggi che scendono sul capo della Madonna e degli apostoli, sotto forma di lingue di fuoco; la Madonna è in posizione frontale, gli apostoli hanno il viso rivolto verso l’alto ed appaiono tutti di profilo.
I COLORI: prevalgono il rosso, l’azzurro e il giallo: il rosso per indicare il sacrificio (Abramo), l’amore (la tunica rossa della Madonna e le fiamme di fuoco); l’azzurro indica la verginità (il manto di Maria ); il giallo è usato per le aureole e i raggi di luce.
cappella delle confessioni: si apre nella navata destra, verso il fondo; è resa luminosa da una finestra a vetri policromi, in cui si evidenzia il cero pasquale. In essa sono situate le statue lignee della Madonna addolorata, del Crocifisso e di Gesù morto.
Nell’interno della sacrestia è stato ricavato un vano adibito a laboratorio per le ostie; ne vengono confezionate in continuazione da alcuni volontari, per cui viene coperto abbondantemente il fabbisogno della parrocchia.
SOPPALCO: per consentire la massima capienza durante le celebrazioni, è stato costruito, con arte e in armonia con la struttura, un ammezzato sul fondo della chiesa.
L’illuminazione della chiesa è curata in modo tale da passare, per gradi, dalla luce soffusa dell’ingresso, a quella più intensa del presbiterio.
L’ESTERNO: l’accesso alla chiesa è consentito da una lunga ed ampia rampa che porta al sagrato. In basso si trova il cortile in cui si aprono vari ingressi: nel seminterrato è stata ricavata una sala di ritrovo per giovani e un mini laboratorio artigianale; al pianterreno sono ubicati gli uffici parrocchiali – del parroco, del vice parroco, segreteria – gli uffici caritas, il centro d’ascolto, i locali per l’associazione “Compagni di strada”, un ampio salone per assemblee; al primo piano si trovano le aule per la catechesi e la biblioteca; al secondo piano la sede scouts. Nel cortile si svolgono attività, si organizzano celebrazioni, si vivono momenti di festa comunitaria; è stato adornato con piante verdi e illuminato da faretti moderni.
Dal cortile si può accedere al cine-teatro parrocchiale che ha l’ingresso principale in via Sicilia; nella stessa via si aprono la “sala indumenti” ed il “Banco Alimentare”, espressioni della Caritas parrocchiale. In alto svetta il campanile, di forma avveniristica, con le volte a triangoli incrociantisi; è corredato da quattro campane, due dal suono grave, due dal suono acuto.
IL SAGRATO: è ampio e accogliente, coperto da un tetto di rame e legno, raggiungibile dalla rampa e da scale che salgono dal cortile; lungo le pareti sono state affisse delle targhe di pietra a ricordo del primo parroco, del Giubileo e di altri avvenimenti; in una bacheca centrale sono in evidenza avvisi e manifesti.