Giovedì Santo

Messa in Coena Domini

cenacolo

 

La liturgia  comincia, come tutte le Messe, con il saluto iniziale e l’Atto Penitenziale; può però essere preceduta dalla presentazione degli olii (crisma, olio dei catecumeni, e olio degli infermi), benedetti la mattina dal vescovo  durante la Messa crismale, mediante una breve processione fino all’altare, dove vengono appoggiati ed incensati. Al Gloria, dopo il canto del Kyrie eleison, si suonano le campane a festa, secondo gli usi locali, in tutte le chiese: dopodiché vengono “legate” le campane e non vengono più suonate fino al Gloria della veglia pasquale, nella notte fra il sabato santo e il giorno di Pasqua, per sottolineare con il silenzio l’attesa della gioia pasquale, quando le campane stesse risuonano a festa ed è consentito l’uso dell’organo solo per accompagnare il canto.

La liturgia della Parola consta dei seguenti testi:

  • prima lettura dal  Libro dell’Esodo
  • Salmo responsoriale
  • seconda lettura dalla Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo Apostolo
  • brano evangelico dal Vangelo secondo Giovanni

Dopo la liturgia della Parola si compie il gesto della Lavanda dei piedi, detto anche Mandatum; il celebrante, tolta, se necessario, la casula ossia la pianeta, lava i piedi ad alcune persone scelte (di cui non è specificato il numero); durante questo atto si propone il canto di alcune antifone, fra le quali Mandatum novum dedi vobis..” .

Nella forma tradizionale del rito romano proposto nel Messale Romano del 1570, la lavanda dei piedi si prevedeva come una celebrazione dei soli chierici da tenere fuori della messa ad un’ora e in un luogo conveniente. Il papa Pio XII l’inserì nella messa nella forma odierna ma limitando le persone alle quali si lavano i piedi ai soli maschi e specificandone il numero come dodici. Egli aggiunse alle antifone, con carattere obbligatorio, la “Ubi caritas …”, della quale è ora previsto l’uso nella prima parte della liturgia eucaristica.

La Preghiera eucaristica contiene diverse parti proprie di questa messa. Sono possibili anche le Preghiere eucaristiche II e III, alle quali sono inserite nella versione italiana del Messale Romano parti proprie che non si trovano nell’originale.

Dopo la Comunione, una pisside, contenente Ostie consacrate da distribuire nella liturgia del venerdì Santo viene lasciata sull’altare  (coperta con il conopeo); quindi, dopo la recitazione dell’orazione dopo la Comunione, è portata in processione, accompagnata dalle prime quattro strofe dell’inno Pange Lingua o da un altro inno eucaristico, all’Altare della Reposizione del Santissimo Sacramento, addobbato a dovere, con candelabri, residenza, ornamenti e fiori. Lì vengono intonate le ultime due strofe del Pange lingua, cioè il Tantum ergo, o un altro inno eucaristico. Durante la processione il celebrante indossa il velo  omerale e in alcuni luoghi è accompagnato con l’ombrello processionale, che però non è previsto nel testo del Messale Romano.

I fedeli sono invitati a restare ancora qualche tempo in chiesa per l’adorazione solenne del Santissimo Sacramento custodito in un tabernacolo chiuso. La solennità dell’adorazione deve però terminare al più tardi a mezzanotte.

Fino alla Veglia Pasquale non si celebra più l’eucaristia. Il Venerdì Santo  infatti non ha luogo la messa ma l’Azione Liturgica nella Passione del Signore, che contempla soltanto la comunione con le particole consacrate nella Messa in Cena Domini.

Di seguito  alcune foto scattate durante la celebrazione.