Ora di base cristiana FCIM 2021-2022
L’uomo è capace di Dio
Il desiderio di Dio
Sembra che in Occidente, in questi ultimi tempi, la pratica cristiana stia conoscendo un declino. L’indifferenza sembra essere l’atteggiamento che l’uomo di oggi stia adottando sempre più. Essa sembra diffusa soprattutto nei giovani rispetto alla domanda su Dio e alle scelte che una risposta di fede ad essa comporta.
Però questa indifferenza non è generalizzata: tanti ragazzi portano in sé domande esigenti sul senso della vita, sul bene e sul male, e quando si entra con loro in un dialogo sincero sono tutt’altro che distratti o annoiati.
Al di fuori del Nord del mondo, poi, la dimensione religiosa della vita continua ad essere vissuta come forza portante nell’affrontare le sfide quotidiane. Le masse che hanno ascoltato il Papa nei viaggi apostolici, come ad esempio a Manila, ne sono un segno inconfutabile. Nonostante i processi di secolarizzazione, che dall’Illuminismo in poi caratterizzano l’Europa e in parte il Nord America, il bisogno e la ricerca di Dio restano vivi e presenti.
La difficoltà che l’uomo incontra a capire ed accogliere la verità di Dio secondo la visione cristiana, di per sé semplice e al tempo stesso meravigliosa, può avere origini assai diverse: la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l’ignoranza o l’indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze, il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione, e infine la tendenza dell’uomo peccatore a nascondersi, per paura, davanti a Dio e a fuggire davanti alla sua chiamata.
Pe millenni tutte le civiltà hanno riconosciuto l’esistenza di Dio e la necessità di adorarlo, anche con le diverse forme di culto pubblico che costituiscono le religioni storiche; poi, a partire dall’Ottocento, alcune ideologie (positivismo, materialismo, scientismo) hanno avviato quel processo sempre più esteso di disconoscimento pubblico dell’esistenza di Dio che prende il nome di ateismo o secolarizzazione.
Il CCC al numero 27 afferma.
«Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa».
San Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica “Fides et Ratio” afferma:
«La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso» (Giovanni Paolo II, Fede e ragione).
Una tale affermazione, che anche oggi in molti contesti culturali appare del tutto condivisibile, quasi ovvia, potrebbe invece sembrare una provocazione nell’ambito della cultura occidentale secolarizzata. Molti contemporanei obiettano di non avvertire per nulla un tale desiderio di Dio. Per larghi settori della società Dio non è più l’atteso, il desiderato, quanto piuttosto una realtà che lascia indifferenti, davanti alla quale non si deve nemmeno fare lo sforzo di pronunciarsi.
La posizione di indifferenza di fronte al problema non è ragionevole, trattandosi dell’interrogativo più importante per la propria esistenza, in quanto dalla sua risposta dipende il senso della vita.
Non solo l’indifferenza è un atteggiamento irragionevole, ma essa equivale già di fatto ad una negazione se non teorica, almeno pratica, dell’esistenza di Dio, perché si finisce per vivere come se Dio non esistesse, o peggio ancora si rischia di idolatrare inconsapevolmente un falso dio (il lavoro, il denaro, la politica, il sesso, il successo, la fama, ecc).
Oggi si rischia di considerare grande quella persona che produce, da sempre maggior prestazioni, pertanto colui che per vari motivi non riesce più a produrre o a prestarsi per la produzione non seve a nulla, anzi diventa un peso e una spesa. Pertanto forse è bene che non ci sia. Oggi vale chi raggiunge fama diventando un “influencer”: tanto più si ha dei followers tanto più imponi mode, modi di pensare, di vivere.
Da qui l’importanza per tutti gli uomini del tema dell’esistenza di Dio.
L’esistenza di Dio non è per noi evidente, perciò l’ateismo è possibile, ma siccome la sua esistenza è conoscibile, l’ateismo non è mai una soluzione.
Dio si presenta alla ragione come l’ultima e necessaria spiegazione delle cose; quando si vuole prescindere da Lui, l’uomo stesso crolla, sia nella sua dimensione individuale che in quella sociale. (Cornelio Fabro, famoso teologo e filosofo).
La verità di questa prospettiva trova conferma dalle terribili conseguenze che le ideologie atee dei tempi moderni hanno causato sugli uomini e nelle società dove si sono imposte e che la Madonna, a Fatima, ha denunciato con grande apprensione per le sorti dell’umanità.
Negando Dio si giunge anche a negare che l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio e anche a considerarlo come uno dei tanti esseri viventi sulla terra.
Lo scienziato Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica 1984, ha così affermato nel 2011 presso la Pontificia Accademia delle Scienze:
“ … l’uomo rappresenta uno degli ultimi anelli della vita. Ciò nonostante, la struttura dettagliata del DNA umano è solo leggermente diversa da quella degli altri esseri viventi. È questa una differenza morfologicamente piccola in sé, ma enormemente diversa per quanto riguarda le sue conseguenze. L’uomo è quindi strutturalmente fondamentalmente diverso dalle altre specie animali conosciute. Ha caratteristiche che lo contraddistinguono profondamente e in maniera unica…”. (Carlo Rubbia, relazione presso la Pontificia Accademia delle Scienze, 2011).
- Le vie che portano alla conoscenza di Dio
L’uomo che cerca Dio ha a sua disposizione alcuni argomenti convergenti e convincenti che gli permettono di raggiungere vere certezze sull’esistenza di Dio.
Innanzitutto, contemplando l’ordine e la bellezza del mondo e dell’universo sconfinato, in cui tutto è coordinato secondo leggi matematiche perfette che si attuano costantemente, espressione di una intelligenza e sapienza infinitamente superiore a quelle dell’uomo e che, non solo ha creato tutte le cose esistenti, ma le mantiene anche nell’essere.
“Non era, forse, lo scienziato di Pisa (Galilei)a sostenere che Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio matematico? Eppure, la matematica è un’invenzione dello spirito umano per comprendere il creato. Ma se la natura è realmente strutturata con un linguaggio matematico e la matematica inventata dall’uomo può giungere a comprenderlo, ciò significa che qualcosa di straordinario si è verificato: la struttura oggettiva dell’universo e la struttura intellettuale del soggetto umano coincidono, la ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura sono identiche. Alla fine, è “una” ragione che le collega entrambe e che invita a guardare ad un’unica Intelligenza creatrice” (cfr. Benedetto XVI, Discorso ai giovani della Diocesi di Roma, in: Insegnamenti II, [2006])
La Sacra Scrittura stessa da grande rilievo alla possibilità di conoscere Dio, partendo dalle meraviglie della creazione:
«Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità» (Rm 1,19-20). Il Libro della Sapienza riprende severamente chi non riconosce Dio, partendo dalla creazione (cfr.13,9).
Anche tanti scienziati affermano che anche attraverso la ragione possiamo giungere ad affermare l’esistenza di Dio e di scoprirlo Creatore di tutto e di tutti. La descrizione e lo studio scientifico della natura e dell’uomo stesso lo attestano. Ciò è un ulteriore prova che tra scienza e fede non c’è opposizione.
San Giovanni Paolo II ci dice con chiarezza che per conoscere pienamente Dio abbiamo bisogno sia della ragione che della fede. La ragione da sola non basta, e la fede da sola rischia di non essere sufficiente perché non riesce a dare ragione di se stessa. Inoltre solo la conoscenza e l’amor di Dio ci permettono di conoscere la verità sull’uomo e, quindi, della sua dignità. Sempre lo scienziato Carlo Rubbia, in un libro di Edgarda Ferri,
ha affermato:
«Parlare di origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e, guardando la natura, si scopre che esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato di un ‘caso’, di scontri tra ‘forze’ come noi fisici continuiamo a sostenere. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri l’esistenza di un ordine prestabilito nelle cose.
Noi arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell’irrazionale …
La natura è costruita in maniera tale che non c’è dubbio che sia costruita così per un caso. Più uno studia i fenomeni della natura, più si convince profondamente di ciò. Esistono delle leggi naturali di una profondità e di una bellezza incredibili. Non si può pensare che tutto ciò si riduca ad un accumulo di molecole. Lo scienziato in particolare, riconosce fondamentalmente l’esistenza di una legge che trascende, qualcosa che è al di fuori e che è immanente al meccanismo naturale. Riconosce che questo “qualcosa” ne è la causa, che tira le fila del sistema. È un “qualcosa” che ci sfugge. Più ci guardi dentro, più capisci che non ha a che fare col caso…» (citato in Edgarda Ferri, La tentazione di credere, Rizzoli, Milano, 1987, pag. 205)
Facciamo degli esempi per poter meglio capire che mediante ragionamenti possiamo giungere a cogliere l’esistenza di Dio.
Consideriamo il corpo umano. Esso è composto da molteplici organi, ed è costituito da 100.000 miliardi di cellule. Ogni cellula è composta da migliaia di miliardi di molecole. E’ una sorta di enorme laboratorio chimico che compie operazioni sofisticatissime. Al centro di ognuno di questi laboratori si trova il DNA, a sua volta composto da 4 miliardi di caratteri. Ebbene, tutti questi elementi interagiscono mirabilmente consentendo all’uomo di vivere. Una molteplicità di elementi si coordina e coopera perfettamente in modo da realizzare perfettamente le attività dei viventi. Invece di confliggere od ostacolarsi a vicenda, questi elementi interagiscono sinergicamente, perfettamente organizzati in vista dell’esplicazione delle loro attività e, in definitiva, in vista del fine del vivente, ossia l’autoconservazione. Notiamo, inoltre, che tutti questi elementi non sono dotati di intelligenza (anche nel caso degli organi umani è l’uomo ad essere intelligente, non i suoi organi o le parti dei suoi organi).
Insomma, ci troviamo di fronte a un fatto: cose non intelligenti conseguono costantemente (a meno che non insorgano delle malattie) lo stesso fine che costituisce il loro bene, la loro autoconservazione.
Ora, per conseguire un fine, uno scopo, un obiettivo, bisogna:
1) conoscere e proporsi il fine stesso;
2) cercare i mezzi per raggiungere il fine.
Ma soltanto chi è intelligente può conoscere il fine e cercare i mezzi per realizzarlo, dunque queste attività richiedono intelligenza. Ci troviamo cosi di fronte ad un fatto sorprendente, che chiunque può constatare: cose non intelligenti agiscono intelligentemente.
Come è possibile? È possibile solo se qualcuno che è intelligente indirizza queste cose non intelligenti verso il loro fine, cioè se qualcuno che è intelligente finalizza queste cose non intelligenti verso il loro scopo, così come l’arciere (che è intelligente) scocca la freccia (che non è intelligente) indirizzandola verso il bersaglio, o come l’assemblatore – programmatore assembla e programma le parti di un computer in modo che cooperino per realizzare il fine di far funzionare il computer. Nel caso del computer la causa del funzionamento del computer è un uomo; ma negli esempi che abbiamo esaminato può essere ancora l’uomo la causa del perfetto ed efficace coordinamento degli organi dei corpi viventi e delle parti degli organi? È evidente che l’uomo non è la causa del funzionamento coordinato nemmeno dei suoi organi, giacché essi funzionano autonomamente (l’uomo, semmai, può solo cercare di ripristinarne il funzionamento in caso di malattia).
La causa della realizzazione del fine dei viventi non può essere allora l’istinto o le leggi della natura o le leggi della fisica?
Neanche questa risposta è soddisfacente perché solleva un altro problema: chi ha posto l’istinto e queste leggi?
Non può essere il “caso” il regista di queste attività finalizzate alla conservazione dei viventi?
Anche questa ipotesi va esclusa, perché questi organi cooperano e si coordinano per conseguire il fine dell’autoconservazione non una volta sola o raramente, bensì costantemente e ripetutamente.
Allora possiamo concludere, senza minimamente coinvolgere la fede, che soltanto un Essere Intelligente che abbia creato i corpi non intelligenti e i loro organi può averli indirizzati a conseguire uno scopo, a realizzare un fine che richiede di possedere intelligenza.
Ebbene, questo Essere Intelligente coincide con ciò che comunemente chiamiamo Dio.
Arthur Schawlow, ha vinto il Nobel per la fisica nel 1981. Ha detto: «Mi sembra che di fronte alle meraviglie della vita e dell’universo, uno deve chiedersi “perché” e non solo “come”. Le sole possibili risposte sono religiose. Il contesto della religione è un grande sfondo per fare scienza. Nelle parole del Salmo 19, “I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento proclama la sua opera”. Così la ricerca scientifica è un atto di adorazione, in quanto rivela più meraviglie della creazione di Dio… L’origine ultima dell’Universo può essere non solo sconosciuta ma anche inconoscibile. Cioè se noi assumiamo il Big Bang che presenta supporti di una certa evidenza, non c’è davvero modo per trovare davvero cosa accadde prima del Big Bang… Siamo fortunati ad avere la Bibbia, e specialmente il Nuovo Testamento, che ci racconta di Dio in termini umani ampiamente accessibili».
Per questo l’uomo ha bisogno di essere illuminato dalla rivelazione di Dio, non solamente su ciò che supera la sua comprensione, ma anche sulle «verità religiose e morali che, di per sé, non sono inaccessibili alla ragione, affinché nella presente condizione del genere umano possano essere conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza d’errore».
Del resto la Bibbia non è un libro scientifico o di storia in senso stretto del termine. Non è da considerarlo come una sorte di enciclopedia Treccani del sapere umano. Il suo obiettivo è di svelare all’uomo ciò che Dio stesso vuole comunicare di se stesso per fargli scoprire la sua dignità, il senso della suo essere e della sua esistenza; quale sia il suo obiettivo finale.
La Rivelazione è quindi indispensabile per capire come ci dobbiamo comportare secondo il volere e il progetto di Dio e quindi secondo il vero nostro bene e quello altrui, poiché il peccato ha prodotto l’annebbiamento o indebolimento delle facoltà che ci devono aiutare a distinguere il bene dal male e a donarci le motivazioni per spingere la volontà a praticare l’uno ed evitare l’altro.
