
Ora di base cristiana FCIM 2021-2022
La Rivelazione di Dio

a cura di Padre Louis
- Introduzione: l’uomo può con la ragione cogliere la presenza di Dio
L’uomo razionalmente può verificare l’esistenza di Dio. Ognuno di noi scopre la sproporzione che c’è tra la propria finitezza, i propri limiti e l’incommensurabilità di Colui che ha fatto tutto e che è la ragione d’essere di tutto.
La Sacra Scrittura stessa ripete costantemente che dalla Creazione l’uomo può innalzarsi con le sole capacità naturali e poter cogliere l’esistenza del Creatore.
Nel libro della Sapienza si legge: “Davvero vani per natura tutti gli uomini
che vivevano nell’ignoranza di Dio, e dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è, né, esaminandone le opere, riconobbero l’artefice.
2Ma o il fuoco o il vento o l’aria veloce, la volta stellata o l’acqua impetuosa o le luci del cielo essi considerarono come dèi, reggitori del mondo.
3Se, affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dèi, pensino quanto è superiore il loro sovrano, perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza. 4Se sono colpiti da stupore per la loro potenza ed energia,
pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati.
5Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore. 6Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero, perché essi facilmente s’ingannano cercando Dio e volendolo trovare. 7Vivendo in mezzo alle sue opere, ricercano con cura e si lasciano prendere dall’apparenza
perché le cose viste sono belle. 8Neppure costoro però sono scusabili,
9perché, se sono riusciti a conoscere tanto da poter esplorare il mondo,
come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano?
perché le cose vedute sono tanto belle.” (Sap 13, 1-9)
Nella lettera a Romani si legge:
“ 18Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, 19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. 20Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa 21perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. 22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti 23e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.” (Rm 1,18-23)
Negli Atti degli Apostoli si legge:
“23Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: “A un dio ignoto”. Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. 24Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo 25né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio 27perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: “Perché di lui anche noi siamo stirpe”.
29Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’ingegno umano.” (At 17,23-29).
L’uomo può cogliere con la propria ragione la realtà: questo albero è una realtà; il cielo è una realtà. La realtà è ciò di cui tutto è fatto: cose, esseri, situazioni di vita. Tutto ciò che è e accade è un fatto, una realtà. Ciò è evidente. Ma non è altrettanto evidente l’origine della realtà e del suo essere.
E’ chiaro che non ci facciamo da soli. L’evidenza più grande, la scoperta più grande che un uomo possa fare è questa: capire che non c’era e che ora c’è. Tutto ciò rinvia a un fondamento ultimo trascendente come ragione del suo essere.
Tuttavia la ragione naturale, pur trattandosi di evidenze prime, deve fare i conti con i propri limiti, le proprie deficienze, le proprie mancanze, che non le permettono di realizzare davvero, di cogliere pienamente e chiaramente la sconfinata sproporzione che separa l’uomo da Dio.
Nel corso della storia umana alcune persone sono riusciti ad intravvedere questa sproporzione infinita, ne hanno fatto in qualche modo esperienza, e hanno cominciato a condividerla con altri, ad insegnarla.
Così hanno fatto, per esempio, tutti i grandi “geni” nella storia delle religioni (Confucio, Laotze, Budda, ma anche Maometto).
“Geni” religiosi che indicano “strade” diverse, le religioni, per accorciare una siffatta sproporzione; per tentare di raggiungere Dio, di averne una qualche conoscenza. Tutto questo con grande fatica.
Attraverso questi percorsi ascendenti l’uomo può cogliere l’esistenza di un Creatore come principio ultimo di ciò che esiste e alcuni tratti legati a tale conclusione (che esista un solo Creatore, che la Creazione sia un atto della bontà divina non necessario, ecc.) ma non la Sua identità profonda. Può afferrare che esiste un Dio Creatore, ma non riuscire a cogliere chi sia questo Principio ultimo, ossia cogliere il mistero della sua vita intima.
Dobbiamo però tenere presente che, se, in generale, per religione si intende un insieme di credenze e di atti di culto che esprimono il rapporto dell’uomo con il divino, più specificatamente la religione offre una garanzia sovrannaturale, perché va al di là delle capacità razionali umane, per la salvezza dell’uomo e mostra le azioni e i metodi per poterla conseguire.
Questo è molto importante perché ci aiuta a poter meglio distinguere tra ciò che è da considerare religione e ciò che in realtà si può definire setta religiosa o altro.
Ciò che offre un percorso di salvezza per tutto il genere umano attraverso la relazione uomo-Dio può essere definita “Religione”, altrimenti ci troviamo di fronte a sette religiose, a cammini pseudo spirituali o pseudo filosofici.
Si definiscono sette religiose ed esoteriche tutte quelle “aggregazioni ispirate alla predicazione di un capo spirituale o a dottrine di tipo iniziatico, che non propongono un cammino di salvezza per tutti gli uomini ma solo per alcuni, i cosiddetti eletti o adepti. Sicuramente i principi e valori di vita che essi propongono sono diversi da quelli delle confessioni religiose tradizionali Cristianesimo, Ebraismo, Islamismo, Buddismo, Induismo ecc.
Per fare qualche esempio più conosciuto, indichiamo i Testimoni di Geova, Scientology, la comunità piemontese di Damanhur – una strana miscela di naturalismo, ecologismo e paganesimo – fondata da un certo Oberto Airaudi, chiamato Falco in onore del dio egizio Horus, che in Val Chiusella, in Piemonte, ha il suo quartier generale; la setta giapponese buddista e new age Soka Gakkai per la quale simpatizzano, diversi personaggi famosi nel campo dello sport, dello spettacolo, benché con il buddismo ufficiale non abbia nulla a che fare.
Secondo gli ultimi dati diffusi dal Cesap, il Centro studi abusi psicologici, risalenti al 2015, solo in Italia si contano circa 500 “comunità spirituali” operanti sul territorio.
- La Rivelazione cristiana
Tra la religione cristiana e tutte le altre esiste una sostanziale differenza. Tenendo sempre conto che in tutte le religioni troviamo semi e luci di verità su Dio e sull’uomo, l’originalità della fede cristiana implica una sorta di rivoluzione copernicana.
In tutte le altre religioni è l’uomo che cerca Dio: con sforzo e lavorio interiore, spirituale e filosofico l’uomo tende, con un cammino ascetico, a scoprire la presenza di Dio cercando la comunione con Lui e scoprendo alcuni aspetti o caratteristiche di Dio.
Per esempio il Buddismo coglie che Dio è Creatore, Unico, infinito, trascendente e soprattutto Luce. L’uomo, seguendo il cammino purificatore di Buddha, l’illuminato, può raggiungere attraverso un percorso di catarsi Dio fino a fondersi con Lui, luce infinita, diventandone una scintilla. Se nella vita terrena l’uomo non riesce a completare questa purificazione allora dovrà completarlo reincarnandosi. Da qui scaturisce per il buddista l’importanza e il valore della meditazione, dell’ascesi, del rispetto verso tutto e verso tutti, la necessità esistenziale di vivere e di promuovere la pace nel cuore dell’uomo e negli uomini tra loro.
La religione Islamica coglie sostanzialmente di Dio il suo Essere Uno, Creatore e trascendente, Onnipotente e Giustizia. Il Corano e il suo Profeta Maometto indicano un cammino di vita dove rispetto e fedeltà letterale a quanto viene proposto è fondamentale. Coloro che non accoglie tutto ciò è indicato come infedele.
Così, in ogni religione, l’uomo coglie alcuni aspetti di Dio e di conseguenza propone una particolare concezione dell’uomo e del significato del suo percorso di vita terrena tutto proteso a raggiungere e a far comunione con Lui.
Nella Religione Cristiana e nella rivelazione divina che offre, è Dio stesso che ad un certo punto, per suo volere e misericordia si rivela all’uomo andandogli incontro e svelandogli tutto quanto egli è in grado di comprendere.
Dio istaura così con il genere umano nel corso della sua storia (storia della salvezza) un cammino, un’alleanza che implica un rapporto personale.
E’ Dio che si svela Essere personale e chiede all’uomo, essere creato a sua immagine e somiglianza, quindi persona di natura umana, un rapporto di relazione amorosa.
Dio stesso traccia e offre all’uomo un “percorso”, un ordine di conoscenza” affinché l’uomo stesso possa arrivare fino a Lui e partecipare della sua stessa vita divina (economia della salvezza).
Si tratta sostanzialmente di un comunicarsi da parte di Dio attraverso parole ed eventi (fatti, circostanze, persone) (DV 4) rendendosi presente in maniera nuova nella storia dell’uomo, al fine di stabilire con lui un dialogo e un’alleanza.
La novità e l’originalità della nostra fede sta, dunque, nel fatto che è Dio che prende l’iniziativa e si svela all’uomo e non il contrario .
Progressivamente, a tappe, Dio si fa compagno del suo fragile destino fin dal principio della sua creazione, manifestandosi ai nostri progenitori ed invitandoli ad un’intima comunione con Lui.
Una rivelazione che non viene interrotta nemmeno dal disastro del peccato originale. Un evento che nella sua drammaticità, si pone alle origini e diventa lo scenario dove viene promessa la salvezza per tutto il genere umano (Gn 3, 1-24).
Nulla si oppone al fatto che la natura umana sia stata destinata ad un fine più alto dopo il peccato. Dio permette, infatti, che ci siano i mali per trarre da essi un bene più grande. Da qui il detto di san Paolo: “Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Romani5, 20).
Un Dio che non ha esitato ad amare l’uomo anche dopo il suo peccato, ci direbbe un acuto scrittore e conoscitore delle profondità delle ferite dell’animo umano come Dostoevskij: “…non abbiate paura del peccato degli uomini, amate l’uomo anche nel suo peccato, giacché proprio questa è l’immagine dell’amore divino, ed è la forma suprema dell’amore sulla terra.”
È questo il contesto in cui scopriamo la possibilità di redenzione, di riparazione anche del male fatto, che trova la sua piena realizzazione nell’incarnazione, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
Dio va incontro all’uomo disseminando il suo cammino di “intercessori”. Come, per esempio, la sorprendente intercessione di Abramo, il padre dei credenti.
Mosè è la figura in particolare dell’intercessore e del mediatore che troverà il suo pieno compimento nell’unico mediatore tra Dio e gli uomini, il Cristo Gesù (1 Tm 2,5).
In tal senso si inserisce anche la missione stessa dei profeti. Con loro, inoltre, viene annunciata una “redenzione radicale” del popolo, l’incompatibilità del cuore dell’uomo con ogni forma di menzogna, e una salvezza universale, offerta a tutti coloro che vorranno riconoscerla e accoglierla per mezzo di una nuova e definitiva Alleanza.
La radice ultima dell’infedeltà dell’uomo è sempre quella del compromesso tra Dio che si rivela e ciò che attrae perché apparentemente più luminoso, più immediato, ma che Dio non è a cui diamo il nome di idolo.
La pienezza della rivelazione di Dio e del rapporto che si può istaurare tra Lui e l’uomo è dato in Gesù Cristo, Verbo Eterno, II Persona della SS.ma Trinità che prende carne mortale e si incarna diventando Uomo come qualsiasi altro uomo.
Il fatto che in Gesù Cristo Dio parla all’uomo, non più per mezzo di intermediari, ma in modo diretto è un’assoluta novità.
«Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo» (Eb 1, 1-2).
Con Cristo la rivelazione non solo si compie ma assume anche le caratteristiche proprie dell’”unicità” e della “definitività”.
Solo “la rivelazione di Gesù Cristo, quindi, «immette nella nostra storia una verità universale e ultima, che provoca la mente dell’uomo a non fermarsi mai»”.
Quindi il fondamento della fede cristiana è l’incontro con “una” verità. Ma è la Verità stessa che si fa conoscere, entrando dentro la storia e rivelandosi pienamente in una Persona, che è presente qui ed ora.
Sant’ Agostino commentando il silenzio di Cristo durante il suo processo di fronte alla domanda di Pilato: “Che cos’è la verità?”, “Quid est veritas”? (Gv 18,38), rispondeva “Est vir qui adest”, cioè: è l’omo qui presente, è l’uomo qui davanti a te, che è qui ora.
Gesù stesso aveva detto di sé stesso: “Io sono la via, la verità e la vita”. E ciò costituisce l’assoluta novità della fede cristiana.
Quindi se in Cristo vi è la pienezza della rivelazione, vuol dire che essa è compiuta e chiusa definitivamente.
Pertanto, non si possono aggiungere nuovi contenuti né tanto meno cambiarne o escluderne altri, ma è possibile penetrare maggiormente le ricchezze in esse contenute.
III. Le rivelazione private
Si parla a volte di “rivelazioni” per indicare esperienze personali di carattere straordinario vissute da alcuni credenti o di speciali apparizioni private (Lourdes, Fatima, ecc.). Tali eventi, a prescindere dall’effettivo riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa, non aggiungono nulla di nuovo alla Rivelazione definitivamente compiuta.
Ma, allora, ci si potrebbe chiedere, se in Cristo la rivelazione si compie, che senso possono avere ormai altre rivelazioni?
Per san Tommaso d’Aquino le rivelazioni private (le profezie) continuano anche dopo la conclusione della Rivelazione pubblica, non però per completarla ma per dirigere i comportamenti degli uomini in conformità ad essa: “In ogni periodo, non sono mancati alcuni dotati di spirito profetico, non in verità per proporre una nuova dottrina, ma per dirigere l’attività umana”.
Pertanto, le rivelazioni private non mirano ad aggiungere nulla (in termini di contenuti) alla Rivelazione definitivamente compiuta, ma richiamando con più intensità alcuni elementi e aspetti in essa già contenuti, ne evidenziano l’attualità in un determinato momento storico.
IL CCC al n. 67 così afferma:
“Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate « private », alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di « migliorare » o di « completare » la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica.
Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa.
La fede cristiana non può accettare « rivelazioni » che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento. È il caso di alcune religioni non cristiane ed anche di alcune recenti sette che si fondano su tali « rivelazioni.”

Di seguito alcune foto scattate durante la catechesi.