Domenica 9 Maggio

SESTA DOMENICA DI PASQUA

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Dal vangelo secondo Giovanni (Gv  15,9-17)

«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

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Riflessione a cura di Padre Raniero Cantalamessa

Nel Vangelo di questa Domenica incontriamo, ripetuta due volte, un’affermazione che dobbiamo capire bene. Gesù dice ai suoi discepoli:
Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”.
Fin qui nessuna difficoltà. Ma poi aggiunge:
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati… Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.
L’amore, un comandamento? Si può fare dell’amore un comandamento, senza distruggerlo? Che amore è mai questo, pensiamo noi uomini, se non è libero, ma comandato? Amare Dio con tutta l’anima e con tutte le forze è definito “il primo e più grande dei comandamenti” e amare il prossimo come se stessi, il “secondo comandamento” simile al primo (cfr. Matteo 22, 37-39). Che rapporto ci può essere tra amore e dovere, dal momento che uno rappresenta la spontaneità, l’altro l’obbligo?
Per rispondere a questa obiezione, bisogna sapere che vi sono due generi di comandi. C’è un comando o un obbligo che viene dall’esterno, da una volontà diversa dalla mia, e vi è un comando o obbligo che viene dal di dentro e che nasce dalla cosa stessa. come un “peso” dell’anima che attira verso l’oggetto del proprio piacere, in cui sa di trovare il proprio riposo È in questo senso che l’amore è un comandamento. Esso, anzi, riesce a far fare quello che nessuna legge esterna e scritta sarebbe in grado di indurre a fare e cioè dare la vita per qualcuno. La pietra lanciata in aria, o la mela che cade dall’albero è “obbligata” a cadere, non ne può fare a meno; non perché qualcuno glielo impone, ma perché c’è in essa una forza interna di gravità che la attira verso il centro della terra. Allo stesso modo, vi sono due modi secondo cui l’uomo può essere indotto a fare, o a non fare, una certa cosa: o per costrizione o per attrazione. La legge e i comandamenti ordinari ve lo inducono nel primo modo: per costrizione, con la minaccia del castigo; l’amore ve lo induce nel secondo modo: per attrazione, per una spinta interna. Ciascuno infatti è attratto da ciò che ama, senza che subisca alcuna costrizione dall’esterno. Mostra a un bambino un giocattolo e lo vedrai slanciarsi per afferrarlo.

Chi lo spinge? Nessuno, è attratto dall’oggetto del suo desiderio. Mostra il Bene a un’anima assetata di verità ed essa si slancerà verso di esso. Chi ve la spinge? Nessuno, è attratta dal suo desiderio. L’amore, dice sant’Agostino è  come un “peso” dell’anima che attira verso l’oggetto del proprio piacere, in cui sa di trovare il proprio riposo È in questo senso che l’amore è un comandamento. Esso, anzi, riesce a far fare quello che nessuna legge esterna e scritta sarebbe in grado di indurre a fare e cioè dare la vita per qualcuno.

Ma se è così – se noi, cioè, siamo attratti spontaneamente dal bene e dalla verità che è Dio –, che bisogno c’era, si dirà, di fare, di questo amore, un comandamento e un dovere? La risposta è questa: finché siamo circondati da altri beni in questo mondo, siamo in pericolo di sbagliare bersaglio, di tendere a dei falsi beni e perdere così il Sommo Bene. I comandamenti di Dio ci aiutano in questo. Essi sono per il nostro bene, non per quello di Dio.
Adesso vorrei cercare di spiegare come tutto questo non è un ragionamento astratto e campato in aria, ma ha un impatto diretto sulla vita e sull’amore anche umano. L’uomo che ama veramente, vuole amare per sempre. L’amore ha bisogno di avere come orizzonte l’eternità, se no, non è che uno scherzo, un “amabile malinteso” o un “pericoloso passatempo”.

Per questo, più uno ama intensamente, più percepisce con angoscia il pericolo che corre questo suo amore, pericolo che non viene da altri, ma da lui stesso.

Il dovere sottrae l’amore alla volubilità e lo ancora all’eternità.

PREGHIERA

 

Gesù, Maestro divino,

tu vuoi che conosciamo

 l’Amore del Padre che ha sacrificato Te,

 per la nostra salvezza.

Aiutaci a non dimenticare questa “lezione”,

che diventa per noi

compito impegnativo di vita.

Donaci la forza dell’Amore umile,

perseverante, aperto a tutti,

poiché ciascuno è nostro fratello.

Per primo Tu hai osservato

il comandamento del Padre

e ci mostri in te stesso

l’esempio dell’Amore più grande.

Aiutaci a scoprire in quanti modi ogni giorno

è offerta anche a noi l’occasione

di dare la vita per gli altri

e donaci la forza di donare amore

senza riserve.