OLENNITA’ DI PENTECOSTE
Clicca quì per scaricare il foglio di collegamento del 9 Giugno Solennità di Pentecoste
Dal Vangelo secondo Giovanni ( Gv 14,15-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
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Gesti d’amore. Promesse d’amore.
Tutto in un’atmosfera intensa, dove l’amore si fa visibilmente dono, dove la grandezza si scioglie in umile servizio, dove la premura delicata avvolge la fragilità umana, dove la preoccupazione dell’orfananza si fa effusione ardente di vita. Attorno alla mensa, nel Cenacolo, Gesù il Maestro, si rivela così, oltre misura, ai discepoli, fino a coinvolgere il Padre nella preghiera e lo Spirito, l’altro Paraclito, nell’azione chiarificatrice.
Il Vangelo di Pentecoste contiene processi che coinvolgono la Trinità e l’uomo in quella compagnia che dà sicurezza e si esprime tra la memoria e il progetto, mentre accoglie il dono ricco e vario del presente. Giovanni, con la sua acutezza, apre il divino all’umano per una consegna appassionata dell’Amore all’amato. A questi Gesù chiede di rendersi leggero, liberarsi dalle distrazioni, per restare unito a Lui nell’amore e nella fedeltà. Così potranno realizzarsi le promesse consegnate dal Maestro ai discepoli: “Compiranno opere come quelle di Gesù e perfino più grandi; vedranno esaudite le richieste da essi fatte nel suo nome”.
E poi c’è una promessa speciale: il dono dell’altro Paraclito.
Pensando al cielo e alla terra, si realizza una intesa: Gesù, stando presso il Padre, assiste i discepoli che sono in terra, con l’esaudimento delle loro preghiere; lo Spirito della verità, l’altro Paraclito, li sosterrà, li guiderà, avrà cura di loro, con discrezione, tanto da rimanere nascosto al mondo: “Quando verrà lui, lo Spirito della Verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16,13).
Più esplicitamente, il Paraclito “vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26); “vi darà testimonianza di me” (Gv 15,26); “dimostrerà la colpa del mondo, riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Gv 16,8).
Tra il mondo e i discepoli, pur stando insieme, ci sono distanze enormi; il primo è incapace ad accogliere lo Spirito perché non lo vede, né lo conosce, per cui non lo comprende e non lo afferra; gli altri lo conoscono, sono in una intimità feconda che li lega, coinvolgendo cuore e mente, vita e progetti, relazioni e condivisione.
Dinamica che trova la sua origine nell’amore dei discepoli verso il Maestro, nella custodia della sua Parola nel loro cuore, per inebriarsi dell’amore del Padre.
La pienezza di questo movimento sta in una scelta inaudita, in una decisione umanamente impossibile: “Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Lo stupore del discepolo si scioglie nel canto in lingue; la Trinità sceglie la precarietà del suo corpo, della sua vita per trovare rifugio e farsi respiro, energia, dono.
Lo Spirito opera nella profondità del nostro essere per rendere vera, armonica l’accoglienza e dare forza, coraggio, sapienza, sapore alla vita. Dio effonde vita. Non ha creato l’uomo per reclamarne la vita, ma per risvegliare la sorgente sommersa di tutte le sue energie.
Il campo d’azione dello Spirito non si esaurisce in noi, la sua è una forza che va oltre, si allarga e non solo ricompone la frattura di Babele, fa di più: parla la lingua comune, di festa e di dolore, di stanchezza e di forza, di pace e sogno d’amore. La Parola di Dio accolta, ci fa tutti vento nel Vento.
Ogni creatura viene scossa e tutta la terra è piena dello Spirito.
E’ piena anche se non è evidente, anche se ci appare piena di ingiustizia, di sangue, di follia. E’ un atto di fede che porta gioia e fiducia in tutti gli incontri. A ciascuno, infatti, è affidato il significato più rivoluzionario della Pentecoste: il coraggio, la passione, la forza di diventare testimoni di Cristo Risorto nel mondo. La certezza che dall’azione rigeneratrice e purificatrice dello Spirito nessuno è escluso, significa che chiunque può diventare profeta e testimoniare fino ai confini della terra le meraviglie di Dio.
Abbiamo bisogno di una nuova Pentecoste che ci scompigli, ci rinfreschi, ci faccia ardere il cuore, ci doni la semplicità della colomba e ci restituisca la dignità, la grazia, la libertà dei figli e delle figlie di Dio.
Preghiera
Spirito di Dio, che agli inizi della creazione
Ti libravi sugli abissi dell’universo, e trasformavi in sorriso di bellezza
il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora sulla terra
e donale il brivido dei cominciamenti.
Questo mondo che invecchia, sfioralo con l’ala della Tua gloria.
Dissipa le sue rughe. Fascia le ferite che l’egoismo
sfrenato degli uomini ha tracciato sulla sua pelle.
Mitiga con l’olio della tenerezza le arsure della sua crosta.
Restituiscile il manto dell’antico splendore,
che le nostre violenze le hanno strappato e riversa
sulle carni inaridite anfore di profumo.
Spirito del Signore, dono del Risorto
agli apostoli del Cenacolo, gonfia di passione
la vita dei Tuoi presbiteri. Rivestili di abiti nuziali.
E cingili con cinture di luce.
Perché, per essi e per tutti, lo sposo non tarderà.
Rendici costruttori entusiasti di un mondo nuovo,
fa’ che viviamo la comunione, l’annuncio, la celebrazione
e la testimonianza come tuoi doni divenuti nostro impegno costante.
don Tonino Bello