I DOMENICA DI AVVENTO
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Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
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“Se tu squarciassi i cieli e discendessi!” (Is 63,19).
Il profeta apre l’Avvento come un maestro del desiderio e dell’attesa; Gesù riempie l’attesa di attenzione.
Attesa e attenzione, i due nomi dell’Avvento, hanno la medesima radice: tendere a, rivolgere mente e cuore verso qualcosa, che manca e che si fa vicino e cresce.
Sono le madri quelle che conoscono a fondo l’attesa, che la imparano nei nove mesi che il loro ventre lievita di vita nuova.
Attendere è l’infinito del verbo amare.
Avvento è un tempo di incamminati: tutto si fa più vicino, Dio più vicino a noi, noi agli altri, io a me stesso.
Si abbreviano distanze: tra cielo e terra, tra uomo e uomo, e si avviano percorsi.
Nel Vangelo di oggi il padrone se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi, a ciascuno il suo compito.
Una costante di molte parabole, dove Gesù racconta il volto di un Dio che mette il mondo nelle nostre mani, che affida le sue creature all’intelligenza fedele e alla tenerezza combattiva dell’uomo.
Ma un doppio rischio preme su di noi. Il primo, dice Isaia, è quello del cuore duro: perché lasci indurire il nostro cuore lontano da te?.
La durezza del cuore è la malattia che Gesù teme di più, la “sclerocardìa” che combatte nei farisei, che intende con tutto se stesso curare e guarire.
Il secondo rischio è vivere una vita addormentata: che non giunga l’atteso all’improvviso trovandovi addormentati.
Il Vangelo ci consegna una vocazione al risveglio, perché «senza risveglio, non si può sognare».
Rischio quotidiano è una vita dormiente, incapace di cogliere arrivi ed inizi, albe e sorgenti; di vedere l’esistenza come una madre in attesa, gravida di luce; una vita distratta e senza attenzione.
Vivere attenti. Ma a che cosa?
Attenti alle persone, alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande mute, ad ogni offerta di tenerezza, alla bellezza del loro essere vite incinte di Dio.
Attenti al mondo, nostro pianeta barbaro e magnifico, alle sue creature più piccole e indispensabili: l’acqua, l’aria, le piante.
Attenti a ciò che accade nel cuore e nel piccolo spazio di realtà in cui mi muovo.
Noi siamo argilla nelle tue mani. Tu sei colui che ci dà forma. Il profeta Isaia invita a percepire il calore, il vigore, la carezza delle mani di Dio che ogni giorno, in una creazione instancabile, ci plasma e ci dà forma; che non ci butta mai via, se il nostro vaso riesce male, ma ci rimette di nuovo sul tornio del vasaio.
Vivere attenti è il nome dell’Avvento.
Vivere attese e attenzioni, due parole che derivano dalla medesima radice: tendere verso qualcosa, il muoversi del corpo e del cuore verso Qualcuno che già muove verso di te.
Vivere attenti: agli altri, ai loro silenzi, alle loro lacrime e alla profezia; in ascolto dei minimi movimenti che avvengono nella porzione di realtà in cui viviamo, e dei grandi sommovimenti della storia.
Attenti alla Vita che urge, tante volte tradita, ma ogni volta rinata.
PREGHIERA
Signore, Tu continui ad operare
in mezzo a noi, ma noi siamo distratti,
e ignoriamo i segni vivi della tua presenza,
della tua bontà, della tua misericordia.
Per questo ci scrolli e ci dici: «Fate attenzione …».
Tu ci chiedi di rispondere alle mille situazioni
in cui veniamo sollecitati a renderti testimonianza,
ma noi siamo come assopiti, immersi nei nostri piccoli calcoli.
Per questo ci dici con forza: «Vegliate …».
Sì, o Signore, questo non è il momento
di tirare i remi in barca, di riposare sugli allori,
di difendere le posizioni acquisite.
Tu ritornerai un giorno nella gloria
e quello sarà un momento decisivo per ognuno di noi e per tutta l’umanità.
Tu continui a visitarci ogni giorno e non possiamo passarti accanto
senza neppure accorgercene.
Ne va della riuscita della nostra vita,
della felicità non di un momento,
ma eterna!