Prima Domenica d’Avvento
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Dal vangelo secondo Marco ( Mc 13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
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Riflessione di Padre Raniero Cantalamessa
“Signore, tu sei nostro Padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani”: la ragione della vigilanza alla quale il Signore ci chiama in questa prima domenica di Avvento è racchiusa in queste parole.
Siamo una sua opera, “perché in lui siamo stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza”. Siamo ricchi, ecco perché è necessario “vegliare”. Chi ha una casa disadorna, senza tesori, non si preoccuperà di mettere allarmi, sbarre alle finestre e un cane ben addestrato in giardino. Chi invece ha beni ingenti a cui tiene molto si preoccuperà di difenderli in qualsiasi modo.
E noi, dice san Paolo, siamo stati arricchiti di tutti i doni! Non ci manca nulla, come recita il Salmo 23, perché il Signore è il nostro “Pastore”. “La sua destra ci ha piantati come figli che per Lui ha reso forti”.
Ci ha fondato sulla roccia della fede nella Chiesa, la “sua casa”, dove “la testimonianza di Cristo si è stabilita tra noi così saldamente che ci non manca più alcun carisma”.
La parola che risuona al di sopra di tutte nel brano evangelico è: vigilate, vegliate!
I cristiani indicarono con vigilia, o veglia, il tempo passato in preghiera e digiuno la notte che precedeva le grandi solennità, soprattutto la Pasqua.
In questo senso vigilare significa astenersi dal sonno, rimanere desti.
Ma questo non è l’unico significato. Vegliare, vigilare sono parole molto usate anche nel linguaggio corrente. Stare pronti, spiega Gesù con la parabola delle dieci vergini, significa tenere la lucerna della fede accesa, vivere riconciliati con Dio e con il prossimo, senza pendenze gravi con la propria coscienza.
Il grido di Gesù «vegliate!» per molti oggi si dovrebbe tradurre paradossalmente con «dormite!». La civiltà moderna ha turbato il ritmo naturale di vita scandito dall’avvicendarsi di notte e giorno. Ha fatto della notte il tempo del chiasso, dell’agitazione, degli eccessi, dello stordimento. Quante disgrazie sulla strada dovute alla violenza fatta al sonno!
La notte può, certo, essere il tempo migliore per una festa, una cena, un divertimento sano, per stare insieme. Ma questo dovrebbe essere l’eccezione, non la regola, e soprattutto non dovrebbe occupare tutta la notte, a spese del lavoro, dello studio e della salute.
Il Vangelo raccomanda la pratica delle veglie, non dei «veglioni»…
Il poeta Péguy mette in bocca a Dio questo elogio del sonno e della notte: «Non mi piace chi non dorme, dice Dio. Il sonno è l’amico dell’uomo. È forse la mia creatura più bella. E io stesso mi sono riposato il settimo giorno…
La notte è il luogo in cui si ricrea l’essere. In cui si riposa, in cui si ritira, in cui si raccoglie».
Nei salmi ascoltiamo uno che dice a Dio: «Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, esulto di gioia all’ombra delle tue ali»
Auguro di farne l’esperienza a chi soffre di insonnia.
Raniero Cantalamessa
PREGHIERA
Signore, Tu continui ad operare
nella vita del mondo, ma noi ignoriamo
i segni vivi della tua presenza,
della tua misericordia.
Per questo tu dici: “State desti!”.
Tu ci chiedi di rispondere alle tante situazioni
in cui siamo sollecitati a renderti testimonianza,
ma noi siamo immersi nelle nostre umane piccolezze.
Per questo ci dici: “Vegliate !”
Ci esorti a stare attenti agli altri,
ai loro silenzi, alle loro lacrime.
Attenti al mondo, tuo dono magnifico,
spesso abbandonato o violentato.
Attenti alla vita che nasce,
che preme, che urge intorno a noi.
E quando Tu tornerai nella tua gloria,
con il tuo aiuto saremo desti, pronti
ad accoglierti per sempre.