Domenica 28

SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA

II TO

Clicca quì per scaricare il foglio di collegamento della II Domenica di Quaresima 

Dal Vangelo secondo Marco ( Mc 9,2-10)

 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Clicca sul player sottostante per ascoltare il Vangelo della Seconda Domenica di Quaresima.

Riflessione a cura di Padre Raniero Cantalamessa.

Il brano evangelico ci parla della Trasfigurazione di Gesù. Un giorno Gesù prese con sé tre dei suoi discepoli e salì con essi su un alto monte (secondo la tradizione, il Tabor). A un certo punto, il volto di Gesù cominciò a brillare di una luce sfolgorante; apparvero Mosè ed Elia che parlavano con lui. Per un momento, la realtà divina del Figlio di Dio, nascosta sotto la sua umanità, fu come liberata e Gesù apparve, anche all’esterno, quello che era in realtà: la luce del mondo. C’era una tale atmosfera di pace e di felicità che Pietro non poté trattenersi dall’esclamare: “Signore, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende…”. Ma in quel momento si formò una nube che li avvolse e dalla nube uscì una voce che diceva:
“Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. Con queste parole, Dio Padre dava Gesù Cristo all’umanità come suo unico e definitivo Maestro. Quell’imperativo “Ascoltatelo!” è carico di tutta l’autorità di Dio, ma anche di tutto l’amore di Dio per l’uomo. Ascoltare Gesù, infatti, non è solo dovere e obbedienza, ma è anche grazia, privilegio, dono. Egli è la verità: seguendolo, non potremo ingannarci; è l’amore: non cerca che la nostra felicità. Ma ora, come al solito, veniamo al pratico. Quella parola “Ascoltatelo!” non è rivolta evidentemente solo ai tre discepoli che erano sul Tabor, ma ai discepoli di Cristo di tutti i tempi. È necessario perciò che ci poniamo la domanda: “Dove parla Gesù oggi, per poterlo noi ascoltare?”. Gesù ci parla anzitutto attraverso la nostra coscienza. Ogni volta che la coscienza ci rimprovera per qualcosa di male che abbiamo fatto, o ci incoraggia a fare qualcosa di buono, è Gesù che ci parla mediante il suo Spirito. La voce della coscienza è una specie di “ripetitore”, installato dentro di noi, della voce stessa di Dio. Il luogo ordinario dove Gesù ci parla oggi è proprio la Chiesa, attraverso la sua tradizione e il magistero dei successori degli apostoli. Ad essi Cristo ha detto: “Chi ascolta voi, ascolta me!”. Sappiamo per esperienza che le parole del Vangelo possono essere interpretate spesso in modi diversi, possono venir piegate a dire quello che gli uomini di un certo ambiente vogliono far loro dire. Chi ci assicura una interpretazione autentica, se non la Chiesa, istituita da Cristo proprio a tale scopo? Per questo è importante che cerchiamo di conoscere la dottrina della Chiesa, e conoscerla di prima mano, come essa stessa la intende e la propone; non nella interpretazione, spesso distorta e riduttiva, dei mass-media.

Quasi altrettanto importante che sapere dove parla Gesù oggi, è sapere dove non parla. Egli non parla di certo attraverso i maghi, gli indovini, i negromanti, i dicitori di oroscopi, i sedicenti messaggi extraterrestri; non parla nelle sedute spiritiche, nell’occultismo.

Nella Scrittura leggiamo questo ammonimento al riguardo: “Non si trovi in mezzo a te chi esercita la divinazione, o il sortilegio, o l’augurio, o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti, o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore” (Deuteronomio 18, 10-12). Questi erano i modi tipici di rapportarsi al divino dei pagani che traevano auspici consultando gli astri, o le viscere di animali, o il volo degli uccelli. C’erano tra loro due classi apposite di sacerdoti che facevano solo questo; si chiamavano gli Àuguri (da cui deriva il nostro augurare e augurio) e gli Àuspici (da cui il nostro auspicare e auspicio). Il rapporto con la divinità non era basato sull’obbedienza, la fiducia e l’amore, ma sulla furbizia. Bisognava carpire alla divinità i suoi segreti e i suoi poteri.

Un altro ambito in cui Gesù non parla e dove invece lo si fa parlare, è quello delle rivelazioni private, messaggi celesti, apparizioni e voci di varia natura. Non dico che Cristo o la Vergine non possano parlare anche attraverso questi mezzi. Lo hanno fatto in passato e lo possono fare, evidentemente, anche oggi. Solo che prima di dare per scontato che si tratti di Gesù o della Madonna che parla e non della fantasia malata di qualcuno, o, peggio, di furbi che speculano sulla buona fede della gente, occorre avere delle garanzie. Bisogna, in questo campo, attendere il giudizio della Chiesa, non precederlo.

Il Vangelo di oggi ci ha messo davanti, in tutta la sua maestà, il Cristo come Maestro della Chiesa e dell’umanità. Scendiamo anche noi dal nostro piccolo Tabor, portando nel cuore l’eco forte di quell’invito del Padre: “Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!”,

PREGHIERA

 

O Dio, creatore del cielo e della terra,

non basta stare sul monte 

a contemplare la bellezza del tuo volto,

riflessa nell’armonia della natura.

Tu vuoi che saliamo i difficili sentieri della vita

insieme al tuo Figlio diletto

giacché Egli è la tua Parola fatta carne.

Signore, troppe volte, la tua Parola

resta prigioniera nelle nostre orecchie

e non scende a toccare

i sentimenti positivi del cuore.

Ravviva la nostra fede, donaci di ascoltarti

con cuore attento e docile 

e di abbandonarci a Te senza timore.

Scuoti, Signore, questo nostro torpore

e da semplici ascoltatori

facci diventare operatori ed esecutori

innamorati della tua Parola.