PRIMA DOMENICA DI AVVENTO
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Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,25 – 36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina»
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Riflessione a cura di Padre Raniero Cantalamessa
L’autunno è il tempo ideale per meditare sulle cose umane. Abbiamo davanti a noi lo spettacolo annuale delle foglie che cadono dagli alberi. Da sempre si è visto in ciò una immagine del destino umano. Ma è veramente questo il nostro destino finale? Più misero di quello di questi alberi? L’albero, dopo essersi spogliato, a primavera torna a fiorire, l’uomo invece una volta caduto in terra non vede più la luce. Almeno, non la luce di questo mondo…Le letture di questa domenica ci aiutano a dare una risposta a questa che è la più angosciosa e la più umana delle domande.
Con la prima domenica di Avvento comincia un nuovo anno liturgico. Il Vangelo che ci accompagnerà nel corso di questo anno, ciclo C è quello di Luca.
La Chiesa coglie l’occasione di questi momenti forti, di passaggio, da un anno all’altro, da una stagione all’altra, per invitarci a fermarci un istante, a fare il punto sulla nostra rotta, a porci le domande che contano: “Chi siamo? da dove veniamo? e soprattutto dove andiamo?”.
Nelle letture della Messa, tutti i verbi sono al futuro. Nella prima lettura ascoltiamo queste parole di Geremia: “Ecco verranno giorni -oracolo del Signore- nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per David un germoglio di giustizia….” . A questa attesa, realizzata con la venuta del Messia, il brano evangelico dà un orizzonte o contenuto nuovo che è il ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi.
“Le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande“.
Sono immagini apocalittiche, sembrano da catastrofe. Invece si tratta di un messaggio di consolazione e di speranza.
Ci dicono che non stiamo andando verso un vuoto e un silenzio eterni, ma verso un incontro, l’incontro con Colui che ci ha creato e ci ama più del padre e della madre.
Altrove la stessa Apocalisse descrive questo evento finale della storia come un entrare al banchetto nuziale. Basta ricordare la parabola delle dieci vergini che entrano con lo sposo nella sala nuziale, o l’immagine di Dio che sulla soglia dell’altra vita, ci aspetta per asciugare l’ultima lacrima rimasta appesa ai nostri occhi?
Dal punto di vista cristiano, tutta la storia umana è una lunga attesa.
Prima di Cristo si attendeva la sua venuta, dopo di lui si attende il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi. Proprio per questo il tempo di Avvento ha qualcosa di molto importante da dirci per la nostra vita.
La vita è attesa, ma è vero anche il contrario: l’attesa è vita!
Per questo dopo la prima domenica di Avvento in cui si prospetta il ritorno finale di Cristo, nelle successive domeniche ascolteremo Giovanni Battista che ci parla della sua presenza in mezzo a noi: “In mezzo a voi, dice, c’è uno che voi non conoscete!“.
Gesù è presente in mezzo a noi non solo nell’Eucaristia, nella parola, nei poveri, nella Chiesa…ma, per grazia, abita nei nostri cuori e il credente ne fa l’esperienza.
Quella del cristiano non è una attesa vuota, un lasciar passare il tempo. Nel vangelo Gesù dice anche come deve essere l’attesa dei discepoli, come devono comportarsi nel frattempo, per non essere colti di sorpresa: “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita…. Vegliate e pregate in ogni momento…”.
Termino con un ricordo cinematografico. Ci sono due grandi storie di iceberg portati sullo schermo. Una è quella del Titanic che conosciamo bene…, l’altra è narrata nel film di Kevin Kostner Rapa Nui, di qualche anno fa. Una leggenda dell’isola di Pasqua, situata nell’oceano Pacifico, dice che l’iceberg è in realtà una nave che ogni tanti anni o secoli passa accanto all’isola per permettere al re o all’eroe dell’isola di salirvi sopra e andare verso il regno dell’immortalità.
C’è un iceberg sulla rotta di ognuno di noi, sorella morte. Possiamo far finta di non vederlo o non pensarci come la gente spensierata che quella notte faceva festa sul Titanic, o possiamo tenerci pronti per salirvi sopra e lasciarci condurre verso il regno dei beati.
Il tempo di Avvento dovrebbe servire anche a questo.
PREGHIERA
Signore Gesù, il nuovo può far paura
a chi è tremendamente affezionato al vecchio,
ma noi, Gesù, non possiamo provare
l’angoscia e l’ansia che afferrano molti
perché Tu hai acceso in noi la speranza di una terra nuova.
Ti preghiamo, Gesù, non permettere
che ci lasciamo distrarre da ciò che non conta,
incantare da lusinghe ingannevoli,
attrarre da preoccupazioni che ci distolgono dall’essenziale.
Liberaci da tutto ciò che rende affannosa la nostra vita,
sgombra le nostre menti e i nostri cuori da ogni prigionia,
dagli idoli di questo tempo.
Donaci di continuare a vegliare nell’attesa gioiosa
del tuo giorno.