Domenica 23 Febbraio

VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

VII domenica

Clicca quì per scaricare il foglio di collegamento della VII Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,38-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Clicca sul player sottostante per ascoltare il Vangelo dell VII Domenica del Tempo Ordinario.

Riflessione:

Odio-amore, vendetta-perdono,giustizia-misericordia, legge-grazia; cosa scegliere, come relazionarsi, dove cercare; cosa ascoltare, chi seguire, dove fermarsi.

Il contesto è il ‘discorso della montagna’, la sostanza è l’etica del Vangelo, l’orizzonte è la vita nuova, leggera, libera. Gesù intende dare un’impronta originale alla vita dei suoi discepoli, ma anche ad ogni uomo in cerca della pace del cuore.

Il lavoro svolto da Matteo, impastato di ricerca e d’impegno redazionale, comprende sei “antitesi”, ciascuna a completamento delle sei tesi sostenute dalla legislazione antico-testamentaria.

Le ultime due, argomento del brano di Vangelo di questa domenica, sono legate tra loro e, insieme, a quella precedente;  tutte e tre hanno il loro fondamento nel libro del Levitico 24,16-20: l’oltraggio del nome di Yavhè, il maltrattamento e il ferimento di una persona della stessa tribù giudicati con la legge del ‘taglione’; stesso trattamento anche  per il forestiero.

C’è una tesi, riportata in più testi dell’Antico Testamento: “Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all’altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all’altro. Ci sarà per voi la stessa legge per lo straniero e per il cittadino della stessa terra, perché io sono il Signore, il vostro Dio” (Lev 24,19-20.22; cfr Es 21,24; Dt 19,21).

Gesù intende superare la mentalità e la condotta umana legate alla formula del ‘taglione’. Di qui la richiesta decisa di rinunciare alla violenza da parte di chi ha subito una violenza. L’idea di fondo è impedire la spirale della violenza e aprirsi alla riconciliazione. Questo capovolgimento di costume, preludio all’amore verso i nemici, non ha parallelo in nessuna società e in nessuna religione. Gesù lo propone ai suoi discepoli come impostazione di un nuovo modo di relazionarsi, soprattutto quando sono violati i diritti della persona.

Le esemplificazioni che seguono: lo schiaffo ricevuto sulla guancia destra, la tunica presa in pegno, l’accompagnamento per un tratto di strada servono per indicare, attraverso situazioni concrete, come reagire avendo per criterio di fondo questa antitesi. La reazione pacifica può sorprendere e disarmare l’avversario, la prospettiva della nudità, al calare della notte, può mettere in crisi il creditore, la disponibilità a fare di più può sorprendere chi abusa della propria autorità per imporre un comando non dovuto.

I discepoli, in particolare, possono, ora, accogliere l’ultima delle antitesi, la più alta, la più rivoluzionaria: “Ma io vi dico amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5,44). L’amore verso il prossimo, accompagnato dalla preghiera, già richiesto nell’Antico Testamento (cfr Lev 19,18), va innalzato ad un livello altissimo. Significa che il nemico viene trattato come un fratello, un amico. E’ un’operazione che parte dal cuore e coinvolge la mente.

Questo è il modo più vero per dimostrare di essere figli di Dio, il quale, nei confronti di ciascuna persona, si propone nella totalità e senza riserve. C’è, poi, la perennità dei benefici divini: “Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45). Questo accade ogni giorno.

Sull’onda dell’amore gratuito di Dio, al discepolo è chiesto un “più” sia in merito alla giustizia che dello stesso amore. Considerare il “normale” come metro di misura nella costruzione delle relazioni, come fanno pubblicani e pagani, serve a poco, lascia il discepolo in una perenne mediocrità.

L’amore è dono, è gratuità, è senza calcoli; il saluto di pace, come espressione di benevolenza, va oltre i confini dei legami di sempre.

Sono proprio i nemici coloro ai quali bisogna andare incontro con l’amore costruttivo e col saluto. La conseguenza è ardita:  la perfezione; quella del Padre celeste. Per sperimentarla va considerato il suo darsi indivisibile; il discepolo, pur nei limiti della sua finitudine, si proporrà con una esistenza totale e indivisa.

   Con questa scelta si realizza un sogno: il male si vince col bene, la fraternità si coltiva con la condivisione, la violenza si scioglie con la pacificazione, l’ostilità si trasforma in ospitalità, l’animo umano, nella sua profondità, ritrova leggerezza, armonia.

L’etica del Vangelo tocca il cielo; così la divinità si umanizza e lascia passare in essa la limpidezza del suo amore.

PREGHIERA

 

Signore,donaci una statura

di uomini liberi, capaci di adoperare

tutte le cose senza lasciarsi possedere.

Aiutaci  a vivere il presenteper operare il bene,

ad affrontare il futurocon la sicurezza

di essere da Te sostenuti.

Tienici lontani dai plagiatori di cervelli

e da coloro che vendonoteorie  senza fondamento.

 Fa’ che la tua graziascenda su di noi,

affinchè capiamo che il bello che vediamo,

il buono che incontriamonon sono altro che

carezze della tua mano.

Vogliamo appartenere a Te,come tu appartieni

al Padre ed essere membri operosi del tuo Corpo.