Domenica 14

QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA

IV TO

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Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

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Riflessione a cura di Padre Raniero Cantalamessa

Nel Vangelo di questa Domenica troviamo una delle frasi, in assoluto, più belle e consolanti della Bibbia:
Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”.

Questo tema dell’amore di Dio per noi, è ribadito nella seconda lettura:
Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo”.

Gesù, venendo in questo mondo, ha portato a compimento tutte queste forme di amore, paterno, materno, sponsale (quante volte si è paragonato a uno sposo!); ma ne ha aggiunto un’altra: l’amore di amicizia. Diceva ai suoi discepoli:
Non vi chiamo più servi… ma vi ho chiamato amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Giovanni 15, 15).
Che cos’è l’amicizia? Qui mi rivolgo soprattutto ai giovani, per i quali l’amicizia è una cosa importante, e spesso anche tanto problematica. Gli antichi dicevano: “L’amicizia è come avere un’anima sola in due corpi”. Può costituire un vincolo più forte della stessa parentela. La parentela consiste nell’avere lo stesso sangue; l’amicizia nell’avere gli stessi gusti, ideali, interessi. Essa nasce dalla confidenza, cioè dal fatto che io confido a un altro quello che c’è di più intimo e personale nei miei pensieri ed esperienze. Volete scoprire quali sono i vostri veri amici e fare una graduatoria tra di essi? Cercate di ricordare quali sono le esperienze più segrete della vostra vita, positive o negative, osservate a chi le avete confidate: quelli sono i vostri veri amici. E se c’è una cosa della vostra vita, così intima che l’avete rivelata a una persona sola, quella è il vostro più grande amico o amica; cercate di non perderlo, o di non perderla!

Ora, Gesù spiega che ci chiama amici, perché tutto quello che lui sapeva dal Padre suo celeste, l’ha fatto conoscere a noi, ce lo ha confidato. Ci ha messi a parte dei segreti di famiglia della Trinità!

Per esempio, del fatto che Dio predilige i piccoli e i poveri, che ci ama come un papà, che ci tiene preparato un posto. Gesù dà alla parola “amici” il suo senso più pieno. L’amore di Dio, come si vede, è un oceano senza rive e senza fondo. Quello che ne abbiamo detto fin qui non è che una goccia. Ma ci basta. Cosa dobbiamo fare dopo aver ricordato questo amore? Una cosa semplicissima: credere nell’amore di Dio, accoglierlo; ripetere commossi, con san Giovanni: “NOI ABBIAMO CREDUTO ALL’AMORE CHE DIO HA PER NOI!” (1Gv 4, 16). Dobbiamo, soprattutto in questo, imitare i bambini. Essi non hanno paura di lasciarsi amare; più amore si dà loro, più ne prendono, come fosse la cosa più naturale del mondo. Ci sguazzano dentro felici, come fanno, a volte, nell’acqua in cui la mamma fa loro il bagno. Gesù ha detto che bisogna accogliere il regno di Dio come fanno i bambini (cfr. Marco 10, 15). E che cos’è il “regno di Dio” se non il suo amore? Ho detto che se l’amore umano serve da simbolo all’amore di Dio, l’amore di Dio serve da modello all’amore umano. In altre parole, da Dio impariamo come anche noi dobbiamo amare. Mi limito a segnalare due punti in cui dovremmo imitare Dio. Primo, Dio non ha avuto paura di peccare di debolezza, ripetendo spesso nella Bibbia all’uomo: “Io ti amo”, “tu sei prezioso ai miei occhi”. Perché ci sono papà e (meno) mamme che non lo dicono mai ai figli? Mariti che non lo dicono mai alla moglie? Molti giovani soffrono per tutta la vita per non essersi mai sentiti rivolgere, chiare e tonde, parole come queste da chi più le attendevano. L’altro punto ha a che fare con la libertà: educare i figli a libertà Una mamma obbiettava: “Ma quale libertà: quella di offendere Dio? Gli esempi tristissimi intorno a noi non ci dicono abbastanza cosa produce la troppo libertà concessa oggigiorno ai giovani? I figli hanno diritto di avere in noi genitori anzitutto dei maestri di vita”. L’esempio di Dio ci può aiutare anche a chiarire questo dubbio. Pur amandoci tanto, Dio, abbiamo visto, ci lascia liberi; anzi, esprime la qualità “paterna” del suo amore, proprio dandoci libertà.  Educare alla libertà può essere proprio il modo migliore per reagire al permissivismo. Significa infatti aiutare i ragazzi a non essere succubi delle mode, della pubblicità, di quello che fanno gli altri; a non aver paura di essere diversi, di andare, all’occorrenza, anche controcorrente. Ad avere insomma il coraggio delle proprie convinzioni e decisioni. Liberi, in questo senso, non si nasce, ma si diventa.

PREGHIERA

  

Gesù, Sacerdote eterno, il nostro sguardo

è fisso su di Te: siamo tuoi, accoglici.

Facci udire ancora oggi la tua voce, la tua Parola.

Fa’ che ci lasciamo ferire dall’Amore e dal dolore

per aderire con fede alla volontà del Padre.

Tu sei stato fedele fino alla Croce per aprirci la via del cielo,

dove la pace sarà piena.

Non per merito nostro noi ti abbiamo incontrato:

è dono di grazia, che sempre si rinnova e ci stupisce;

possano tutti gli uomini leggere sul nostro volto

la gioia di appartenerti, l’ansia di annunziarti.