Domenica 12 Novembre 2017

XXXII del Tempo Ordinario

le sagge

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Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che prese le loro lampade  uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le  lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono e tutte dormirono. A mezzanotte si levò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

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suolo

Messaggio per la 67ª Giornata nazionale del Ringraziamento

«…le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato» (Dt. 26, 10).

La terra ospitale

 Ringraziamento per un dono

Fin dalla sua istituzione la Giornata del Ringraziamento si caratterizza ogni anno come invito a guardare ai frutti della terra – ed all’intera realtà del mondo agricolo – nel segno del rendimento di grazie.

È, dunque, l’occasione per rinnovare uno sguardo sul mondo che coglie in esso ben più che la semplice natura: come sottolinea l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, la parola da usare è piuttosto creazione, molto più ricca ed espressiva.
Una pluralità di dimensioni, nuove opportunità per l’alleanza tra umanità e ambiente
Attorno al dono della terra, si intreccia una pluralità di dimensioni: vale la pena di esplicitarle nel loro intreccio, che anche oggi può presentarsi in tutta la sua attualità nella vita di tante famiglie del mondo agricolo.
La terra è, in primo luogo realtà affidataci per essere coltivata, in una pratica che genera lavoro, che produce cibo, benessere e sviluppo, contribuendo al contempo a dare significato alle esistenze dei tanti che vi sono coinvolti. Non è certo casuale che proprio in questi anni – lo sottolinea il Rapporto Censis 2016 – il nostro Paese veda una persistente e sempre rinnovata attenzione per la realtà dell’agricoltura, che anche per molti giovani appare come opportunità significativa in cui investire generosamente energie e competenze.

Una rinnovata attenzione che è anche il frutto della risposta delle imprese agricole italiane, generalmente familiari, e del loro associazionismo ad un modello di industrializzazione insostenibile dell’agricoltura mondiale.

Diversamente da quel modello, le nostre imprese agricole cercano di riconciliare la famiglia promuovendo snodi di «economia civile».

Per farlo le nostre famiglie rigenerano una capacità inclusiva del ” lavoro come produzione” a “lavoro come servizio”; dove si realizzano beni che non sono solo merci, ma cibo, e contemporaneamente si impiega il tempo anche per la relazione, che in se stessa è cura, nello svolgimento dell’attività produttiva.

Con questa visione e concretezza del lavoro esse sentono vicine le parole della Laudato si’ dedicate alla necessità di difendere il lavoro, dove si afferma che «l’intervento umano che favorisce il prudente sviluppo del

creato è il modo più adeguato di prendersene cura perché implica il porsi come strumento di Dio per aiutare a far emergere le potenzialità che Egli stesso ha scritto nelle cose» (n. 124).

In questa luce, la giornata del Ringraziamento è anche memoria viva ed efficace della rinnovata risposta degli agricoltori ai doni del Signore (dono delle terra, dono di se stesso), testimonianza del fatto che Dio è in mezzo al suo popolo.
In questo modo di abitarla e lavorarla, la terra emerge chiaramente come una realtà da custodire e trovano ascolto il forte richiamo dell’enciclica Laudato si’ alla cura della casa comune, la sua percezione di un’interdipendenza globale che «ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune», il suo richiamo a «programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata» (n. 164). L’enciclica approfondisce le ragioni della promozione di una rinnovata pratica di coltivazione della terra, declinata nel segno dell’attenzione all’ambiente, intensificando le buone pratiche già in atto in molte realtà dei nostri territori, favorendo forme di produzione a basso impatto, attente alla biodiversità, capaci di privilegiare le produzioni autoctone e senza varietà geneticamente modificate. Ma la terra è anche una realtà che sempre più ha a che fare con l’ospitalità e l’accoglienza:
i mercati e le altre iniziative della vendita diretta degli agricoltori italiani sono diventati espressione – nei grandi centri urbani come nei piccoli borghi – della nuova economia capace nel contempo di restituire protagonismo alle imprese agricole, generare occupazione, migliorare la qualità della vita. Pratiche come quella dell’agricoltura sociale e dell’agriturismo danno espressione a queste dimensioni della nostra vocazione sulla terra e spesso lo fanno con originali intrecci di modalità inedite e di forme tradizionali.
Turismo sostenibile per lo sviluppo.
Vorremo particolarmente sottolineare quest’anno l’importanza dell’ultimo fenomeno appena accennato: l’agriturismo ricollega tra loro la coltivazione della terra e l’ospitalità, aprendo nuove prospettive – potenzialmente cariche di futuro – per un mondo agricolo che sempre deve rinnovarsi per far fronte a sfide inedite. La bellezza dei nostri territori, del resto, quando è adeguatamente custodita e valorizzata, porta in sé una forza di attrazione importante, capace di offrire a molti quelle esperienze di meditazione e ricreazione nel contatto con la natura che sempre più vengono oggi ricercate. Di più, esse possono alimentarsi in quella sapiente cultura dell’accoglienza – frutto del lavoro di organizzazione della terra e dei beni ordinati alla produzione – e quell’attenzione per la qualità delle relazioni umane e sociali che costituiscono caratteristiche universalmente riconosciute al nostro paese.
Promuovere forme di turismo strettamente collegate alla terra ed al mondo agricolo, infatti, permette positive sinergie tra il lavoro di coltivazione e quello legato all’ospitalità, così come tra questi due e la sostenibilità. Coltura e cultura si intrecciano così in forme spesso innovative (ma anche profondamente legate alla tradizione), generando crescita in umanità e buona occupazione, perché sia possibile continuare ad avere cura della terra di Dio. L’agriturismo asseconda il desiderio di tante persone di «fuggire» dalle frenesie imposte dal consumismo e dai ritmi della moderna società per ritrovare nelle campagne italiane nuove energie fisiche e interiori.

La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro,

                                                                                          la giustizia e la pace,la custodia del Creato

 

PREGHIERA

 

Con occhi di stupore contempliamo quanto le tue mani

hanno creato, Padre buono, Dio della vita!

La natura che ci circonda è dono di tenerezza infinita,

 per l’uomo, tua gloria vivente!

A lui, capolavoro della creazione, fatto a tua immagine

e somiglianza, affidi quanto il tuo amore ha creato!

Grazie, Padre di ogni creatura!

Grazie, Cristo, per il quale tutto è stato fatto! 

Grazie, Spirito Santo, che vivifichi ogni cosa

Dio dell’universo rendici responsabili

del mondo creato!