
Ora di base cristiana FCIM 2020-2021
Il DONO della FORTEZZA
a cura di Padre Michele Tumbarello
I. Il Dono della Fortezza
Lo Spirito del Signore è “spirito di consiglio e di fortezza” (Is11,2). La Fortezza è quel dono dello Spirito Santo che aiuta l’uomo a superare ogni difficoltà e perfino a dare la propria vita per non rinunciare al bene.
Ogni giorno ciascuno di noi fa l’esperienza della propria debolezza, specialmente nel campo spirituale e morale, cedendo agli impulsi delle proprie passioni e delle pressioni che l’ambiente circostante esercita su di noi.
Per resistere a queste molteplici spinte è necessaria la virtù della fortezza, che è una delle quattro virtù cardinali sulle quali poggia tutto l’edificio della vita morale.
Forte è colui che non scende a compromessi nell’adempimento del proprio dovere.
Questa virtù trova poco spazio laddove cedimento o accomodamento, sopraffazione e durezza nei rapporti economici, sociali e politici prendono sempre più piede.
Pavidità e aggressività sono segno di carenza di fortezza che spesso sfocia in comportamenti che portano l’uomo ad essere debole e paurosi con i potenti, spavaldo e prepotente con i deboli e gli indifesi.
Pertanto la virtù morale della fortezza ha bisogno di essere sostenuta dal dono dello Spirito Santo della Fortezza.
Esso è un impulso soprannaturale che dà vigore all’anima non solo in momenti drammatici come quello del martirio, ma anche nelle abituali condizioni di difficoltà: nella lotta per rimanere coerenti con i propri principi; nella sopportazione di offese e di attacchi
ingiusti; nella perseveranza coraggiosa, pur tra incomprensioni ed ostilità, sulla strada della verità ed onestà.
Quando sperimentiamo la “debolezza della carne”, le debolezze dovute alle infermità fisiche e psichiche, per rimanere fermi e decisi sulla via del bene abbiamo bisogno del dono della Fortezza.
In questo modo potremmo dire insieme a San Paolo: “Mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor 12,10).
San Tommaso definisce il dono della Fortezza come abito soprannaturale che irrobustisce l’anima per praticare, sotto l’istinto dello Spirito Santo, ogni genere di virtù eroiche con l’invincibile sicurezza di superare tutti i maggiori pericoli o difficoltà che possono sorgere.
Abito indica una realtà spirituale stabile permanente nella nostra vita.
Come gli altri doni anche la Fortezza presuppone la grazia.
Viene da Dio: è un dono soprannaturale.
Porta l’anima ad una fortezza divina.
Chi ottiene questo dono è investito non di una fortezza puramente umana, ma della stessa fortezza di Dio ed è condotto direttamente dallo Spirito Santo nella sua vita spirituale.
L’anima viene portata a praticare ogni genere di virtù in modo eroico ma è soprattutto la virtù cardinale della fortezza che viene rafforzata e che, a sua volta, spinge l’anima ad abbracciare e a vivere tutte le altre virtù fino all’eroicità.
II. Necessità del Dono della Fortezza
I doni dello Spirito Santo sono necessari per dare un colpo d’ala al nostro cammino di santità che si poggia fondamentalmente sulla certezza dell’amore misericordioso al quale Dio Padre resta sempre fedele, donandoci nel suo Figlio Gesù Cristo la grazia. Questo però non significa disimpegno. Al contrario!!
La grazia non è una sorta di bacchetta magica che risolve ogni cosa senza la nostra partecipazione. Dio non ci deresponsabilizza ma chiede il sì generoso e fedele della nostra libertà.
Non si può procedere nel nostro cammino di sequela di Cristo senza il dono della Fortezza. Come sottolinea S. Paolo, in noi sperimentiamo una tenace resistenza da parte del nostro uomo vecchio che con la sua natura, le sue passioni recalcitra spingendoci verso un egoismo autosufficiente. “Quelli che vivono secondo la carne pensano alle cose della carne; quelli che invece vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio” (Rm 8,5-8).
A tutto questo si aggiunge la pressione della società in cui viviamo, sempre più consumista, atea e materialista, relativista ed individualista. Pertanto ogni giorno dobbiamo discernere e valutare attentamente le proposte, i contesti e le situazioni in cui viviamo.
Il rischio è quello di adeguarci passivamente alle mode e alle idee dominanti perché “tanto tutti fanno così”.
Ci accorgiamo anche che si vive una buona parte della nostra vita in ambienti di lavoro e/o di amicizie e di conoscenze dove il sorriso ironico, la sbuffante sopportazione, gli sgambetti e i conseguenti isolamenti a causa della nostro essere credenti cristiani sono sempre più pressanti.
In queste ed altre situazioni di vita abbiamo bisogno che lo Spirito Santo ci fortifichi per non cedere.
In particolare la fortezza-virtù e la fortezza-dono dello Spirito Santo sono necessarie per rimanere nello stato di grazia.
Del resto tutti sperimentiamo come spesso sia arduo il cammino della vita cristiana: le virtù sono messe alla prova e devono essere esercitate ogni giorno.
Da un lato sperimentiamo come sia necessaria la virtù della fortezza per respingere tentazioni, superare difficoltà di ogni tipo, scoraggiamenti ecc. ma dall’altra parte ci rendiamo conto anche della nostra imperfezione nel mettere in pratica le virtù perché in fondo esse hanno radici fiacche e spesso sono sopraffatte dai nostri difetti.
L’anima rivestita della Fortezza di Dio riesce a superare tutto ciò puntualmente fino a raggiungere una sempre maggior perfezione e pienezza.
Per capire meglio tutto questo per esempio consideriamo quanto ben diverso sia stato il coraggio degli eroi pagani della storia dalla pace e la sicurezza con cui i martiri affrontarono i più orrendi tormenti.
San Lorenzo, mentre subiva il supplizio della graticola ebbe il coraggio di dire ai carnefici: “Giratemi dall’altra parte perché su questo lato sono già cotto”.
Lungo il cammino della vita tutti sperimentiamo una certa stanchezza, siamo spesso tentati di cedere come colui che dopo aver posto mano all’aratro si volta indietro, cosi come diceva Gesù (cfr Lc 9,62).
Il dono della Fortezza ci consente in momenti di prova o di affaticamento di proseguire sul nostro cammino spirituale perché ci riveste della fortezza di Gesù.
Questo dono inoltre è necessario per rimanere in stato di grazia.
Ci sono infatti situazioni in cui ci si pone davanti in modo repentino o improvviso il dilemma di scelta fra l’eroismo o il peccato mortale.
Per esempio S. Maria Goretti dovette improvvisamente scegliere tra l’eroismo di rimanere fedele a Dio fino alla morte o di acconsentire al peccato mortale. Sappiamo tutti che per rimanere pura, implorando Alessandro Serenelli che voleva peccare con lei, subì il martirio ricevendo tante coltellate dal ragazzo.
Nella nostra vita quotidiana possiamo trovarci davanti a scelte forse non così estreme e vistose come quelle dei martiri ma non meno significative e importanti.
Per esempio quando siamo assaliti da una tentazione violenta e inaspettata e che in poco tempo dobbiamo rifiutare e allontanare tempestivamente pena il rimanere fedeli o meno a Dio; oppure situazioni in cui siamo chiamati a testimoniare il Vangelo e i suoi valori davanti a contesti di vita difficili e/o pericolosi.
In queste situazioni o altre simili le semplici virtù umane della prudenza e della fortezza non sono sufficienti. Sono necessari i doni dello Spirito Santo: il Consiglio per veder qual è la volontà di Dio e la Fortezza per eseguirla rapidamente.
Per fare qualche esempio biblico ricordiamo ancora Giuseppe, il figlio di Giacobbe, venduto come schiavo agli egiziani dai suoi fratelli, che si è ritrovato a difendere la sua onestà e la sua purezza perché insidiato dalla moglie del suo padrone, stretto collaboratore del Faraone, che si era invaghito di lui.
Oppure dell’anziano Eleazaro, al tempo della persecuzione scatenata da Antioco IV Epifane (II sec. AC). A lui che era uno degli scribi più anziano e stimato di Gerusalemme fu intimato di ingoiare carne suina. Egli si rifiutò e a coloro che gli suggerivano di fare finta di mangiare per avere salva la vita disse: “Non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleazaro sia passato agli usi stranieri, a loro volta, per colpa della mia finzione … si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi … In tal modo egli morì, lasciando non solo ai giovani, ma alla grande maggioranza del popolo la sua morte come esempio di generosità e ricordo di fortezza” (2 Mac, 6,24-31).
III. Gli effetti del Dono della Fortezza
à Innanzitutto il dono della Fortezza mette nell’anima un’energia straordinaria nell’esercizio delle virtù praticandole senza momenti di défaillance e di debolezza.
à Esso apre l’anima a tutte le forme di generosità e di sacrificio che la spingono a lottare fino a vincere le tentazioni che il maligno potrebbe provocare, a vincere l’amor proprio e l’impazienza.
Distrugge la tiepidezza nel servizio di Dio. Cosa importantissima che acquista ulteriormente importanza se consideriamo ciò che ci dice il libro dell’Apocalisse: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido non sei cioè né freddo e né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.” (Ap 3,15-16). Si diventa tiepidi quando, sentendo il peso del compimento del dovere quotidiano, si sperimentano troppo gravose alcune rinunce e ci si ferma; non si lotta più e ci si abbandona a una vita di routine, ripetitiva, senza orizzonti e senza slancio.
1. Il dono della Fortezza innestandosi e portando a perfezione l’omonima virtù, rende l’anima intrepida di fronte ogni tipo di pericolo e di nemico.
Non troveremo mai un santo pauroso, pavido o tiepido.
Lo vediamo nel lavoro che lo Spirito Santo è riuscito a fare con S. Pietro e gli Apostoli: da pavidi e paurosi fino all’abbandono e al rinnegamento di Gesù, dopo la Pentecoste non hanno più paura di annunciare il Vangelo e di proclamare che Gesù è il Cristo di Dio fino poi a dare la propria stessa vita.
Fra alcune donne sante ricordiamo S. Caterina da Siena che riesce addirittura a far ritorna re a Roma il Papa, oppure S. Teresa D’A vila che per riformare il suo ordine religioso dovette fare e sop portare tantissimo. Così la Storia di S. Madre Teresa di Calcutta o di S. Giovanni Paolo II ecc.
2. La Fortezza ci fa sopportare con gioia e con pace le grandi sofferenze morali, spirituali o fisici. S. Teresina del Bambin Gesù diceva: “Sono giunta al punto che il soffrire mi è dolce”.
3. Ci permette di essere eroici anche nel vivere le piccole cose di ogni giorno rimanendo fedeli al nostro dovere quotidiano. Pensiamo a tutte quelle persone (mamme, papà, operai, infermieri, medici, contadini ecc.) che con amore, fedeltà e spirito di sacrificio svolgono il loro lavoro, spesso mansioni difficili e pesanti, ogni giorno. In chi lavora nel nascondimento di un eroismo quotidiano che Dio solo vede, il dono della fortezza è allo stato puro.
4. All’esterno il dono della Fortezza conduce le anime a combattere il vizio e l’errore anche a costo della persecuzione e del martirio.
IV. I vizi contrari al Dono della Fortezza
I vizi opposti al dono della Fortezza sono la paura, il timore disordinato, la timidezza, quella fiacchezza naturale che derivando dall’amore alla propria comodità ci impedisce di abbracciare le esigenze del cammino della vita cristiana e ci spinge a fuggire il dolore e l’umiltà.
Si oppone alla Fortezza anche il rimanere impantanati nei propri punti di vista umani fino a giungere a sperimentare paura dentro di noi o a temere che un impegno a cui saremmo tenuti per obbedienza o per stato di vita sia per noi troppo alto e lo rifiutiamo per quieto vivere.
Per questi motivi molto spesso siamo indisponibili nei confronti della volontà di Dio e ci priviamo di vivere le cose belle che Dio stesso ci offriva.
V. I mezzi per incrementare il Dono della Fortezza
Anche per avere il dono della Fortezza, come per tutti gli altri doni dello Spirito Santo, sono necessari il raccoglimento, la preghiera, la fedeltà alla grazia, l’invocazione allo Spirito Santo.
A questi mezzi si aggiungono:
1. esercitarsi a compiere in modo esatto il nostro dovere che lo stato di vita o la nostra vocazione esige quotidianamente, anche se a volte proviamo ripugnanza. Gesù nel Vangelo ci dice: “Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto” (Lc 16,10).
2. Chiedere al Signore il dono della fortezza per saper abbracciare la propria croce e portarla santamente.
Gesù nell’orto degli ulivi pregò chiedendo al Padre che passasse da Lui quel calice ma subito aggiunse: “Ma sia fatta la tua, non la mia volontà” (Mt 26,39).
3. Compiere piccoli sacrifici e vivere una vita regolata e ben disciplinata aiuta moltissimo a crescere nella Fortezza per esempio stando attenti a non lamentarsi, impegnandosi a pregare con perseveranza, sorridendo alle persone che ci stanno antipatiche, tacendo quando veniamo contraddetti o vengono sottolineati i nostri difetti davanti agli altri ecc.
4. Vivere e ricevere l’Eucaristia, “Pane dei forti”, nel modo migliore e con le disposizioni più adeguate. Ciò irrobustisce la nostra anima perché in essa riceviamo Cristo vivo e vero. E’ nell’Eucaristia che Egli ci riveste della sua stessa debolezza.
Di seguito un breve estratto audio – video e alcune foto scattate durante l’incontro.