a cura di Padre Michele Tumbarello
Ora di base cristiana FCIM 2020-2021
Il DONO del CONSIGLIO
I. Riassumendo la catechesi scorsa sull’Intelletto
Il dono dell’Intelletto permette di “intus legere”, cioè di “leggere dentro”. Ci fa capire le cose come le capisce Dio, con l’intelligenza di Dio. Si può definire come un abito soprannaturale infuso con la grazia santificante, per mezzo del quale l’intelligenza dell’uomo, sotto l’azione illuminante dello Spirito Santo, si rende adatta ad un’intuizione penetrante delle verità rivelate, ma anche di quelle verità naturali, necessarie conoscere per raggiungere il fine soprannaturale: Dio e l’eternità beata. Una grazia che solo lo Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza.
Ci abilita a cogliere le profondità di Dio; di aprici all’intelligenza delle Scritture”; ci fa capire i simbolismi della liturgia; ci fa percepire l’universo intero come espressione della grandezza e dello splendore di Dio. Ci permette di individuare la presenza di Dio in tanti avvenimenti che sembrerebbero del tutto casuali. Non ci fa giudicare “secondo le apparenze” né prendere decisioni “per sentito dire”; può e sa darci “intelligenza ad ogni cosa”. Il dono dell’Intelletto, un’anima che vive in grazia di Dio, porta a perfezione la virtù teologale della fede. In questo modo essa giunge a vivere gli atti della fede con una modalità che potremmo definire non più umana ma divina.
II. Il Dono del Consiglio
In tutta la Sacra Scrittura si evince come l’influenza dello Spirito Santo è continua sul popolo e sulle singole persone e si manifesta in una molteplicità di doni e di frutti.
Il dono del Consiglio è un carisma spirituale che ci permette di evitare incertezze, esitazioni e timidezze, e di operare, invece, scelte utili, sagge e anche coraggiose.
Il Salmo 15/16 , 7 così recita: “Benedico il Signore che mi ha dato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce”.
Questo dono, armonizzandosi con la situazione di ogni persona, fa si che ognuno ritrovi la sua giusta via, il suo adeguato modo di conversione.
Nelle difficoltà e nelle persecuzioni, elargendo questo dono, lo Spirito Santo fa si che il fedele non si perde d’animo suggerendogli cosa fare e cosa dire.
“Quando vi condurranno via per consegnarvi , non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo” (Mc 13,11) disse Gesù ai suoi discepoli.
Del resto lo Spirito Santo è Colui che ci guiderà alla verità tutta intera, insegnandoci ogni cosa e facendoci ricordare tutto quanto il Signore ha detto (cfr Gv 14,26)
S. Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei Barnabiti, così scriveva: “eleviamo la mente a Dio per donum consilii pregandolo di ispirarci quello che dobbiamo fare, e seguendo l’istinto dello Spirito non sbaglieremo… perché lo Spirito Santo subito perviene al fondo della cosa e non sta alla superficie”.
Il dono del Consiglio è quindi finalizzato a familiarizzarci con i pensieri di Dio, a donarci di quell’istinto dello Spirito, che ci guida nelle concrete scelte di vita alla luce del Vangelo.
Come esiste un istinto naturale che orienta il sentire, il pensare e l’agire dell’uomo nel labirinto dell’esistenza quotidiana, così c’è un istinto spirituale, ossia un impulso interiore soprannaturale che guida l’uomo alla ricerca della santità e della beatitudine.
Si può definire un abito soprannaturale per mezzo del quale l’anima in grazia di Dio, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, giudica
rettamente nei casi particolari ciò che bisogna fare in ordine al fine soprannaturale dell’uomo.
Esso porta a perfezione la virtù della prudenza.
Essendo un abito soprannaturale, come tutti gli altri doni dello Spirito Santo, non si tratta di una sua mozione transitoria o di una grazia transitoria o di una grazia attuale che opera in un momento particolare, ma di qualcosa di radicato: una santa abitudine infusa da Dio nell’anima insieme con la grazia santificante.
Quindi il Consiglio, come gli altri doni, presuppone la grazia santificante ma anche un’attitudine permanente dell’anima.
Chi possiede tale dono è una persona illuminata, ma lo è sempre se però mantiene il suo livello di vita spirituale, così come chi ha il dono della fortezza è normalmente forte nel combattimento spirituale e non alterna momenti di forza e di debolezza, se il suo impegno nel cammino di santità rimane costante.
Ricordiamoci che i doni agiscono abitualmente nell’anima che si è disposta a riceverli.
Ciò che differenzia il dono del Consiglio dalla virtù della prudenza è che esso opera sotto l’ispirazione dello Spirito Santo.
Invece la prudenza è la virtù umana che, illuminata dalla fede, ci aiuta a comprendere attraverso la riflessione e la meditazione qual è la volontà di Dio da seguire nelle varie circostanze della vita.
E’ prudente colui che di fronte a problemi concreti riflette, prega e, dopo aver molto meditato, decide qual è la scelta più giusta in ordine al fine soprannaturale, ossia decide in base a ciò che per lei è volontà di Dio.
La virtù della prudenza quindi necessita di un processo fatto di riflessione, analisi, preghiera, di ascolto di persone prima di pervenire ad una decisione fondata che porti pace al cuore.
Il dono del Consiglio è più grande ed elevato: presuppone la virtù della prudenza, ma implica un’illuminazione dello Spirito Santo per cui una persona, come per istinto, sceglie ciò che è la volontà di Dio da compiere, anche se ha poco tempo di riflettere.
Questo permette di giudicare rettamente nei casi particolari o nelle diverse circostanze della vita che continuamente cambiano e che spesso sono difficili e problematiche per conoscere la volontà di Dio e compierla.
Così si esprimeva Papa Francesco in una sua catechesi sul dono del Consiglio:
“Nel momento in cui lo accogliamo e lo ospitiamo nel nostro cuore, lo Spirito Santo comincia subito a renderci sensibili alla sua voce e a orientare i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre intenzioni secondo il cuore di Dio. Nello stesso tempo, ci porta sempre più a rivolgere lo sguardo interiore su Gesù, come modello del nostro modo di agire e di relazionarci con Dio Padre e con i fratelli.
Il Consiglio, allora, è il dono con cui lo Spirito Santo rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione con Dio, secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo. In questo modo, lo Spirito ci fa crescere interiormente, ci fa crescere positivamente, ci fa crescere nella comunità e ci aiuta a non cadere in balia dell’egoismo e del proprio modo di vedere le cose.
Così lo Spirito ci aiuta a crescere e anche a vivere in comunità.”.
Diversi sono gli episodi della vita di Gesù in cui questo dono sfolgora in maniera forte ed evidente.
Pensiamo al silenzio che Egli ebbe davanti a Erode durante la passione. Ai suoi gesti e alle sue parole nelle diverse situazioni in cui i suoi avversari aspettavano solo il momento per coglierlo in fallo: davanti alla donna sorpresa in adulterio si mette a scrivere per terra e dice “Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra” (Gv 8,7).
Se avesse tenuto parole di misericordia nei suoi confronti l’avrebbero accusato di trasgredire a legge e l’avrebbero colto in fallo.
Oppure di fronte al quesito-tranello se era giusto o meno pagare il tributo a Cesare Gesù, dicendo “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, evita l’accusa di collaborazionista nel caso in cui avesse risposto che era giusto pagare le tasse o, se avesse detto il contrario, evita l’accusa di incitare la folla alla rivolta.
Gesti e parole che rivelano la luce dello Spirito Santo e della sua azione.
Anche nell’AT possiamo scorgere episodi in cui viene messo in evidenza il ruolo del dono del Consiglio. Per esempio in Salomone quando le due donne rivendicavano come proprio figlio lo stesso bambino, cosicché diede l’ordine di dividere a metà il piccolo e così riuscì a capire chi era realmente la madre, ossia quella che accettava anche di separarsi dal bambino cedendolo all’altra purché gli venisse salvata la vita. Oppure la condotta di Daniele, quando giustificò Susanna dalla calunnia dei due vecchi (cfr Dn 13).
Dunque il dono del Consiglio aiuta a risolvere situazioni che di per sé sembrerebbero insolubili alla luce della prudenza umana, anche se è illuminata dalla fede.
III. Necessità del dono dell’Intelletto
Il dono del Consiglio è indispensabile per portare alla perfezione la virtù della prudenza soprattutto nei casi imprevisti che richiedono una soluzione molto rapida, difficili soprattutto quando la scelta fra il peccato o l’eroismo è questione di un istante.
Ricordiamo l’episodio di Giuseppe, figlio di Giacobbe, quando venduto dai suoi fratelli, giunto nella casa dell’intendente del faraone d’Egitto, per sfuggire alle insidie di sua moglie, fugge improvvisamente, manifestando due doni: Consiglio e Fortezza.
In casi come questi, il Consiglio ci dona in modo istantaneo le indicazioni su cosa bisogna fare.
Oppure quando è difficile conciliare la virtù della soavità con la fermezza o di salvaguardare un segreto senza mancare alla verità; o quando ci è difficile armonizzare la vita interiore con le esigenze dell’apostolato, o quello di coniugare l’affetto vero con la più squisita purezza di cuore e di corpo.
In queste ed altre circostanze e specialmente in campo spirituale, educativo non ci bastano le luci della prudenza e della fede ma abbiamo bisogno del dono del Consiglio.
Esso è indispensabile per i maestri di spirito, i sacerdoti, ma anche i genitori e gli insegnanti.
Le persone più indicate per guidare gli altri e per consigliarli nelle cose di Dio sono quelle che, dotate di una base di scienza e di talenti naturali, mantenendo la coscienza integra e l’anima purificata dalle passioni, privi di interessi personali, fortemente uniti a Dio per mezzo della preghiera sono soggetti alle mozioni dello Spirito Santo e pertanto sono in grado dei consigli illuminati agli altri.
IV. Gli effetti del dono del Consiglio
1. Uno degli effetti più importanti di questo dono consiste nel preservarci dal pericolo di una falsa coscienza.
Spesso siamo bravi a camuffare sotto ragioni di bene ciò che invece bene non è, colorando col colore della virtù ciò che in verità è soddisfazione dei nostri capricci o delle nostre passioni. Il dono del Consiglio innanzitutto ci impedisce di ingannare se stessi, tentando di giustificare anche i propri vizi.
2. Un altro effetto del Consiglio è quello di darci luce per risolvere con infallibile sicurezza una moltitudine di situazioni impreviste, purché siamo fedeli alla grazia e sottomessi all’azione dello Spirito.
3. Dà i mezzi per guidare santamente gli altri nei casi più imprevisti e difficili.
Ciò è molto utile per i confessori. La vita di S. Pio da Pietrelcina e del Curato D’Ars ne sono prove inconfutabili.
Questa capacità di guidare santamente le anime vale anche per i direttori di spirito, per i responsabili di comunità, per i catechisti, per i genitori.
Non pensiamo che il dono del Consiglio ci sottragga alla guida dei superiori; al contrario, le anime illuminate sono quelle che più di altre chiedono la conferma ai legittimi superiori. Non spinge le anime a essere insubordinate e ribelli, ma al contrario le inclina a una più profonda obbedienza nei confronti della legittima autorità.
V. I vizi opposti al dono del Consiglio
Gli atteggiamenti opposti al Consiglio sono due:
1. la durezza di mente, che rende incapaci di aprirsi a Dio, tipiche di coloro che sono ripiegati su se stessi.
2. L’eccessiva lentezza per chi non prende mai delle decisioni. E’ tipico di coloro che vorrebbero evitare il rischio perché ancora non si sa affidarsi generosamente all’amore di Dio.
VI. I mezzi per incrementare il dono del Consiglio
Come per tutti i doni anche per il Consiglio sono necessari il raccoglimento, la vita di preghiera, la fedeltà alla grazia.
“La condizione essenziale per conservare questo dono è la preghiera.
Pregare con le preghiere che tutti noi sappiamo da bambini, ma anche pregare con le nostre parole. Pregare il Signore: “Signore, aiutami, consigliami, cosa devo fare adesso?”. E con la preghiera facciamo spazio, affinché lo Spirito venga e ci aiuti in quel momento, ci consigli su quello che tutti noi dobbiamo fare. … Preghiamo in silenzio col cuore.
Nell’intimità con Dio e nell’ascolto della sua Parola, pian piano mettiamo da parte la nostra logica personale, dettata il più delle volte dalle nostre chiusure, dai nostri pregiudizi e dalle nostre ambizioni, e impariamo invece a chiedere al Signore: qual è il tuo desiderio? qual è la tua volontà?, che cosa piace a te? In questo modo matura in noi una sintonia profonda, quasi connaturale nello Spirito e si sperimenta quanto siano vere le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo: «Non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19-20).
È lo Spirito che ci consiglia, ma noi dobbiamo dare spazio allo Spirito, perché ci possa consigliare. E dare spazio è pregare, pregare perché Lui venga e ci aiuti sempre.” (Papa Francesco, catechesi sul Consiglio)
I Salmi hanno una moltitudine di espressioni bellissime per invocare il dono del Consiglio: “Insegnami, Signore, a fare la tua volontà perché tu sei il Dio mio; il tuo spirito buono mi conduce sulla via diritta; Signore mostrami le tue vie, insegnami i tuoi sentieri, insegnami la tua giustizia”.
Pregare e invocare lo Spirito Santo ogni mattina e in tutte quelle circostanze in cui siamo chiamati ad orientare la vita degli altri o se siamo in procinto di prendere delle decisioni importanti che riguardano il nostro prossimo.
Così come tutti gli altri doni presuppongo le virtù, non le eliminano, anche il dono del Consiglio esige l’esercizio della virtù della prudenza.
Inoltre è necessario creare in noi il silenzio dai rumori del mondo per ascoltare la voce di Dio che ama parlare al cuore quando è nella solitudine interiore quando il nostro cuore e la nostra mente sono liberi dai pensieri e dalle preoccupazioni.
L’umiltà è la disposizione migliore per ottenere luci da Dio: “Dio resiste ai superbi ma dà la grazia agli umili”.

Di seguito un breve estratto audio-video dell’intervento di Padre Michele Tumbarello ed alcune foto fatte durante l’incontro.