19 Gennaio

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

SEc ordinario

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DAl vangelo secondo Giovanni (Gv 1,29-34)

 In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio.

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Ancora Giovanni, lì nelle acque del fiume Giordano, alle prese con rivelazioni più grandi di lui e fondamentali per comprendere la svolta che si sta delineando nell’umanità.

Si avvicina a lui Gesù e, allora, si fa spazio tutta la forza profetica che gli viene dall’alto, si esprime tutta la sua lucidità interpretativa degli eventi che gli viene dal silenzio, germoglia tutta la sua umiltà vera aperta alla trascendenza che gli viene dall’ animo.

Intuizioni che aiutano il Battista a riconoscere il Messia, mentre si lascia andare in considerazioni delicate e profonde:  “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29).

L’immagine dell’agnello, mangiato in fretta insieme, richiama la notte della liberazione di Israele dall’Egitto; il sangue dell’agnello, posto sugli stipiti delle porte, indica l’ebraicità della famiglia pronta ad intraprendere l’esodo verso la terra promessa. Gli agnelli sacrificati per la festa di Pasqua nel Tempio, in trasparenza, s’identificano con Gesù immolato sulla croce alla stessa ora, mezzogiorno. S’aggiunge, inoltre, la relazione tra Gesù il servo di Iavhè, che in aramaico significa anche ‘agnello’. “Pertanto egli è, a pieno titolo, il servo che attraverso il dono di sé libera il mondo dal peccato e riconduce le nazioni all’amore del Signore (cfr Is 49,3.5-6).

Nell’Apocalisse c’è, infine, un ultimo riferimento all’Agnello verso cui gli anziani sono rivolti e cantano: “Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli perché sei stato immolato e  hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra” (Ap 5,6-10).

Il peccato non è solo qualcosa che può essere perdonato, ma va eliminato e sradicato dall’umanità. Gesù è colui che toglie il peccato; con la sua venuta dentro l’umanità offre non solo perdono, ma ha in sé la forza di eliminare il peccato che è nell’uomo.

La mancata adesione a questo impegno comporta il rifiuto della tenerezza di Dio, disumanizza l’uomo e provoca divisioni nelle relazioni umane. La violenza che quotidianamente semina morte ha radici nell’odio, nella intolleranza delle diversità, non cerca pace né convivialità.

L’evangelista Giovanni dopo aver tratteggiato il confronto Battista-Gesù, come è riportato anche dai Sinottici, pone l’attenzione su quanto accade dopo il battesimo: la contemplazione dello Spirito, la rivelazione dell’identità di Gesù e la testimonianza su di lui.

In quanto allo Spirito, Gesù ne possiede la pienezza e la comunica ai suoi; in quanto Figlio di Dio Gesù battezza nello Spirito Santo che è energia vitale e si manifesta nella verità, nell’amore, nella conversione, nel rinnovamento.

Noi siamo stati battezzati nello Spirito; prendere coscienza significa mettere verità nel nostro cristianesimo, non farci ingannare dalle false sicurezze, recuperare l’identità di cristiani; significa, inoltre, lasciarci liberare dalla viltà e dall’egoismo per aprirci all’amore solidale, gratuito e misericordioso.

Significa vivere l’etica del Vangelo.

Queste novità esistenziali sono fattibili a condizione che noi cristiani operiamo scelte decisive, legate ad una esperienza personale di Dio. Di solito ci caratterizza una puntuale fedeltà alle pratiche religiose, ma non conosciamo il Dio vivente che rallegra l’esistenza e scatena la forza di vivere. Quello che manca nelle nostre comunità e nelle nostre parrocchie non è tanto la ripetizione del messaggio evangelico o il servizio sacramentale, ma l’esperienza dell’incontro con il Dio vivente.

   Vivere con Spirito significa muoversi nella vita con leggerezza ed armonia; questo è un processo legato alla spiritualità dell’accoglienza, dove l’altro è “l’ala di riserva” per ‘volare’.

 

PREGHIERA

Signore, rendici profeti

come Giovanni il Battista

disposti a servirti fino in fondo,

ma senza voler primeggiare sulla scena della storia.

Dona anche a noi il senso delle proporzioni

come fece Giovanni il Battista:

quando vide  giungere il Figlio di Dio.

 Signore, facci profeti

come Giovanni il Battista, pronti a segnalarti

presente in mezzo a noi, pronti ad ammettere

che Tu sorpassi ogni  attesa, ogni previsione, ogni sogno.

Allora lungo le strade della vita

i nostri sguardi potranno incrociare il tuo Spirito

che realizza cose grandi.