BATTESIMO DEL SIGNORE
Clicca quì per scaricare il foglio di collegamento del 12 Gennaio Battesimo del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3,13-17)
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impe
dirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
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Una scelta senza precedenti, un dialogo senza finzioni, una rivelazione senza mediazioni.
Lungo le rive del fiume Giordano Gesù si presenta a Giovanni per farsi battezzare, questi fa fatica ad accogliere una richiesta del genere, mentre una voce dal cielo lo identifica come Figlio amato.
Matteo colloca il battesimo di Gesù dopo la presentazione del precursore e prima delle tentazioni da lui affrontate nel deserto.
Gesù si reca da Giovanni per farsi battezzare da lui; è la prima volta che appare in pubblico e lo fa in modo sconcertante. Si mette in coda ad una fila di peccatori, lui che non ha peccato e nemmeno ha bisogno di conversione; vuole essere solidale con loro.
Come la sua nascita è avvenuta lontana da Gerusalemme, dal Tempio, dai palazzi, ma nella povertà più vera, in una grotta, così la sua prima scelta, farsi battezzare, è fuori di ogni logica di superiorità o di privilegi. Gesù si pone in contrasto con le attese di un Messia potente per manifestarsi nella vicinanza agli ultimi, agli ‘scartati’. Il potere per lui si tradurrà in servizio, la grandezza della divinità si proporrà nella piccolezza e nell’umiltà. La sua nascita povera è l’inizio di questa scelta straordinaria. Questi sono i segni che l’attesa del popolo che camminava nelle tenebre è finita, che la storia è cambiata, che Dio si è proprio umanizzato.
Intanto Giovanni cerca di impedire a Gesù di farsi battezzare; il dialogo tra i due serve a porre in evidenza non tanto la limpidezza d’animo del Messia, quanto la superiorità del suo battesimo rispetto a quello di conversione praticato dal precursore, perché è il battesimo nell’acqua e nello Spirito.
Il Battista deve lasciar fare, così l’uno e l’altro, insieme, adempiono ad ogni giustizia; come dire, Gesù e Giovanni si pongono davanti al divino e all’umano per vivere secondo le esigenze di Dio, imitandone la giustizia. A conferma della bontà di questa scelta, si aprono i cieli “ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui”(Mt 3,16).
Tramite Gesù, per gli uomini si realizza una radicale trasformazione della loro relazione con Dio: discende lo Spirito. E’ la sua forza, è la sua energia che Egli fa giungere ai poveri, agli ultimi perché alzino il capo; è in atto il riscatto, la liberazione.
Dai cieli viene anche la voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”(Mt 3,17). Lo Spirito e il compiacimento di Dio si pongono sul Servo eletto.
E’ l’eco di quanto il profeta aveva descritto: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi sono compiaciuto. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni” (Is 42,1). Questo servo ‘speciale’ definisce “gli ordinamenti con i quali il Dio della giustizia stabilisce le sue relazioni di alleanza con gli uomini”.
Anche noi abbiamo ricevuto il battesimo in acqua e in Spirito; Dio si è compiaciuto di noi in quanto figli. I nostri genitori, i padrini, la comunità si sono impegnati a farci crescere nella fede, un impegno che, nel tempo, ha perso la sua vivacità per finire in una religiosità lontana dalla vita e dimentica dell’etica del Vangelo.
Per tantissimi di noi non c’è mai stato quello scatto decisionale che ci ha portati a dire: io scelgo di essere cristiano, e vivere così, in maniera credibile, il battesimo. La mancata vivacità rende la comunità poco significativa, mentre l’abitudine lascia nell’anonimato i cristiani.
E’ tempo di riappropriarci consapevolmente del dono delicato della fede; ci vuole una ratifica personale. “Senza di questa, il nostro battesimo risulta incompleto, un segno vuoto di contenuto responsabile, una chiamata senza eco né risposta vera”.
L’invito insistente rivolto ai genitori perché ritrovino il senso di essere cristiani con l’aiuto della comunità, la premura perché la Messa domenicale non rimanga marginale nella mente e nel cuore, la sollecitazione perché la fede diventi prassi, cioè etica del Vangelo cercano di proporre colori vivaci al grigiore di un cristianesimo mortificato. Con questa domenica lo speciale tempo di Natale si immette nel tempo ordinario; porremo i nostri passi sulle orme di Gesù, apriremo le nostre orecchie alla sua Parola e accoglieremo nel nostro cuore i suoi frammenti di grazia.
L’ordinario si trasformerà in straordinario.
PREGHIERA
Signore, grazie del battesimo tuo e nostro!
Grazie di averci donato una famiglia
e una educazione cristiana.
Grazie del dono della fede! Per essa siamo convinti e
crediamo fermamente che Tu, Padre e Figlio e Spirito Santo, dimori in noi.
Tuttavia, Signore, Tu lo sai come le vicende quotidiane,
nel loro groviglio, ci distraggano da Te.
Signore, donaci la grazia di una comunione cosciente
e permanente con Te, in dialogo d’amicizia,
di serenità, di calma, di abbandono adorante,
di fede, di amore, di speranza, di dolcezza e di gioia vera!